Elena Comelli
MILANO
ALLE BANCHE

italiane servono 15,4 miliardi di ricapitalizzazione: la stima dall’European Banking Authority emerge dai risultati dei nuovi stress test. Alle banche europee nel loro complesso servirebbero invece 114,7 miliardi di euro di nuovo capitale. In particolare, agli istituti di credito tedeschi occorrerebbero 13,1 miliardi, a quelle francesi 7,3 miliardi, 26,2 miliardi per quelle spagnole. Le banche avranno tempo fino al 20 gennaio per presentare i loro piani di ricapitalizzazione e fino a fine giugno per rispettare i nuovi requisiti di capitale.

ESCLUDENDO

la ‘particolare’ situazione della Grecia (con un fabbisogno di ricapitalizzazione a 30 miliardi) è il Banco Santander il gruppo bancario europeo con la necessità più forte di nuovo capitale, pari a 15,3 miliardi. Al secondo posto di questa poco invidiabile classifica l’italiana Unicredit, con un fabbisogno di 7,974 miliardi. Al terzo posto un’altra banca spagnola, Bilbao Vizcaya, con 6,329 miliardi. Segue Dexia, con 6,31 miliardi, ma si tratta di un gruppo che — ricorda l’Eba — nel frattempo è stato ridimensionato. Sei le banche tedesche coinvolte dalle nuove operazioni, a iniziare da Commerzbank (5,3 miliardi). In Francia l’impegno più forte è per Bpce, con un fabbisogno di 3,71 miliardi.

PER L’ITALIA,

Banca Mps «manifesterebbe esigenze di rafforzamento patrimoniale pari a 3.267 miliardi», il Banco Popolare a 2,731 miliardi, Ubi Banca a 1,393 miliardi. Mentre Intesa Sanpaolo soddisfa il criterio del 9% relativo al coefficiente Core Tier 1 e conferma l’adeguatezza patrimoniale del gruppo, comunica la banca.
«I supervisori nazionali e l’Eba cercheranno di assicurare che le azioni prese per rispettare i requisiti» di capitale delle banche «non portino a restrizioni significative al flusso di credito all’economia reale», si legge in un comunicato congiunto, emesso dopo la diffusione dei dati a firma del ministro delle Finanze polacco Jacek Rostowski, presidente di turno dell’Ecofin, e del presidente dell’Eba, Andrea Enria.
Pronta la risposta dell’Abi: tra i diversi Paesi dell’Eurozona ci sono metodologie diverse per valutare il denominatore dei ratio patrimoniali (le Rwa, ossia gli attivi ponderati per rischio) o divergenze nell’approccio da parte delle Autorità nazionali, con la conseguenza di «generare significative distorsioni della concorrenza e incoraggiare un’errata percezione dell’adeguatezza del capitale delle banche». In una lettera inviata al presidente dell’Eba il direttore generale Giovanni Sabatini scrive che «è vincolante e urgente promuovere la correttezza, la trasparenza e la coerenza dei modelli di valutazione del rischio». A tal fine l’associazione dei banchieri chiede il varo «immediato» di uno studio su base europea sulla comparabilità delle Rwa tra banche e Paesi e di rinviare l’attuazione dell’esercizio dell’Eba sui buffer aggiuntivi di capitale alla conclusione di questo studio.

DAL CANTO



suo Bankitalia in una nota scrive che le banche italiane per raggiungere parte dell’obiettivo patrimoniale definito dall’Eba dovranno cedere «specifiche attività», sotto la supervisione della Banca d’Italia. Via Nazionale sottolinea comunque la necessità che «queste azioni non abbiano impatti negativi sulla capacità del sistema bancario di finanziare le economie ma si configurino come semplici trasferimenti a terzi».