Iacopo Scaramuzzi
CITTÀ DEL VATICANO
ALLA FINE

di una settimana in cui la polemica Ici/Chiesa ha toccato punti forti, i vescovi cambiano parzialmente rotta rispetto all’iniziale minimizzazione del problema e mettono a punto una strategia del doppio binario: rivendicare il ruolo di welfare svolto da mense, ospizi, case di cura, case famiglia, parrocchie, oratori che dipendono dalla Chiesa. E, al contempo, ammettere realisticamente i casi di abuso, aprire a una revisione sugli immobili “non esclusivamente commerciali”, e partecipare con tutti gli italiani ai sacrifici della manovra.
«In linea di principio – ha detto ieri a sorpresa il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei – la normativa vigente è giusta, in quanto riconosce il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti non profit e, fra questi, degli enti ecclesiastici». Inoltre, «non vi sono da parte nostra preclusioni pregiudiziali circa eventuali approfondimenti volti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti no profit, oggetto dell’attuale esenzione».

SENZA CONTARE


che la Chiesa è pronta ad analizzare eventuali casi di abuso. Per il presidente della Conferenza episcopale italiana, ad ogni modo, «a volte c’è un po’ di disinformazione e di agitazione degli animi, la prima cosa ora è fare chiarezza e documentare le cose». La svolta di Bagnasco arriva dopo il moltiplicarsi degli appelli, quando rispettosi, quando irridenti, alla revisione dell’esenzione Ici per la Chiesa. Proprio nel giorno in cui è trapelata la notizia secondo cui la manovra Monti non prevede per la Chiesa la rivalutazione delle rendite catastali del 60 per cento (esclusa per gli immobili di classe B, come scuole, convitti, seminari).
La polemica è infuriata da alcuni giorni sui giornali ma soprattutto sui social network, che hanno preso di mira la regolamentazione attualmente in vigore, stabilita nel 2006 dal Governo Prodi: un decreto legge, sotto la supervisione dell’allora ministro Bersani, stabilì l’esenzione dell’Ici per gli immobili della Chiesa (e degli altri enti di no profit) dedicati al culto e alle attività caritatevoli, ma anche a quelli «non esclusivamente commerciali». Una formulazione ambigua grazie alla quale alcune case religiose hanno ospitato turisti come un normale albergo senza, però, pagare l’Ici. Una normativa discussa anche dalla Commissione europea – dove Monti è stato commissario alla Concorrenza – che ha aperto, negli degli anni, tre indagini (una è ancora in corso). Un altro particolare, questo, che potrebbe aver recitato un parte non secondaria nella «svolta» compiuta ieri da Bagnasco.