Stefano Grassi
ROMA
CHI

sa se i soliti ignoti (al fisco) l’anno prossimo ci tornano a Cortina? Forse con le loro Ferrari e Maserati da 200 mila euro preferiranno scegliere una meta di più basso profilo, magari dall’altra parte del confine. Gli 80 agenti del fisco che alla vigilia di Capodanno si sono finti turisti attratti dalle bellezze della perla delle Dolomiti hanno infatti messo i loro occhi voraci proprio sulle auto di lusso: ne hanno contate ben 251.
E guarda un po’, s’è scoperto che su 133 auto intestate a persone fisiche, 42 appartengono a cittadini che hanno dichiarato redditi da fame, meno di 30 mila euro lordi sia nel 2009 sia nel 2010, mentre 16 auto sono intestate a contribuenti che raggiungono a malapena i 50 mila euro lordi. Gli altri 118 superbolidi appartengono a società che negli ultimi due anni hanno dichiarato in 19 casi di essere in perdita, mentre in 37 casi non si capisce come, con entrate per appena 50 mila euro lordi, abbiano potuto acquistarli. Certo, è verosimile che chi possiede auto da centinaia di migliaia di euro, frequenta boutique prestigiose, gioiellerie da capogiro e pasteggia a caviale e champagne, più che produrre reddito si occupi prevalentemente di dilapidare fortune e, magari in vista della ventilata patrimoniale, il blitz di Capodanno rischia di metterli sul chi vive.

IN COMPENSO


, però, la presenza degli ispettori dell’Agenzia delle Entrate del Veneto ha portato molto bene ai commercianti, almeno a giudicare dagli scontrini staccati il 30 dicembre. Gli incassi dei 35 alberghi, bar, ristoranti, antiquari, gioiellerie, boutique, farmacie, saloni di bellezza, scelti tra i 1000 negozi ampezzani, nel giorno dei controlli sono letteralmente lievitati rispetto al giorno precedente e allo stesso periodo del 2010. I ristoranti hanno triplicato gli incassi rispetto allo stesso giorno dell’anno scorso (+110% rispetto al giorno prima), i commercianti di beni di lusso hanno visto schizzare le vendite del 400% rispetto all’anno scorso (+106% sul giorno prima), i bar fino al 40% (+104% rispetto al giorno prima). A voler pensar male (e come dice Andreotti, si fa peccato ma ci si azzecca), più che le vendite pare che ad aumentare siano stati gli scontrini.
Che i controlli ci volessero lo dimostrano i casi eclatanti come quello del commerciante che deteneva beni di lusso in conto vendita per 1,6 milioni di euro senza alcun documento fiscale, o quelli dei tre artigiani che sicuramente, loro sì, lavorano e tanto visto il tenore di vita piuttosto disinvolto e le proprietà immobiliari di pregio, ma che sistematicamente ‘dimenticavano’ di presentare la dichiarazione dei redditi. Ora gli vengono attribuiti 500.000 euro di redditi occultati al fisco e 100.000 di iva mai pagata.

NONOSTANTE


le proteste che hanno unito sindaco e commercianti, preoccupati che in futuro i loro ricchi ospiti possano scegliere altre mete turistiche, e l’indignazione di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera che ha parlato di «concezione ideologica del controllo fiscale», o del leghista Maurizio Fugatti che in commissione Finanze alla Camera ha denunciato il «blitz da stato di polizia fiscale», sembra che per una volta, invece, l’intervento a gamba tesa di Equitalia abbia trovato tra gli italiani comuni, quelli che pagano le tasse e non hanno supercar, più simpatie che critiche.