Alessandro Farruggia
ROMA, 5 gennaio 2012 - "È EVIDENTE e immutata la nostra determinazione ad intervenire per quanto di nostra competenza. Adesso vorrei esaminare con lei le varie opzioni tecniche di intervento possibili...".
E’ stato chiaro il premier Mario Monti nelle due ore di faccia a faccia con il presidente dell’Istat e della commissione sui costi della politica, Enrico Giovannini. Nell’incontro svoltosi a palazzo Chigi, Monti ha detto che su deputati e senatori decideranno le Camere, vista la loro competenza esclusiva.

Ma ha ribadito che entro il 31 marzo il governo intende tagliare gli stipendi delle seguenti categorie: organi non politici di vertice dell’ente (Segretari Generali, Capi Dipartimento e simili), Capi di Gabinetto e responsabili di altri uffici di diretta collaborazione dell’organo politico, altri dirigenti di prima fascia.

IL PRESIDENTE dell’Istat ha sostenuto che la miglior definizione di ‘trattamento economico onnicomprensivo’ sulla quale operare i tagli in modo da portare la retribuzione alla media dei sei principali paesi dell’area euro "è quella della retribuzione, al lordo degli oneri sociali a carico del lavoratore e delle imposte". Giovannini ha anche ricordato che stabilendo che "la retribuzione non potrà superare la media ponderata dei sei principali paesi euro si avrà come effetto che la retribuzione sarà sotto la media".

In ogni caso Giovannini ha chiarito che quello che la Commissione potrà realisticamente fornire non sarà "un numero magico", ma indicazioni di massima, le più precise possibile. E a quel punto spetterà al governo decidere sul quanto. Magari con una modifica al decreto legge 98 in modo da rendere meno rigido il legame con i sei paesi dell’area euro. Non per renderlo meno stretto, ma per ovviare alla difficoltà di avere dati pienamente comparabili.

DOPO L’INCONTRO, palazzo Chigi ha diffuso un comunicato per affermare che "il Presidente del Consiglio ha preso atto dei rilievi formulati, di cui il Governo terrà conto per le successive determinazioni di propria competenza". Come dire, andiamo avanti, almeno dove la competenza è del governo e non del Parlamento.

NELLE CAMERE, come hanno ribadito Schifani e Fini, tagli ci saranno, probabilmente già entro febbraio. L’attività parlamentare riprenderà il 10 gennaio ed è prevedibile che sarà per quella data la prima riunione dei collegi di Questori di Camera e Senato. Seguendo la procedura già rodata per il passaggio della previdenza dal sistema ‘vitalizio’ a quello ‘contributivo’, i Questori, probabilmente, metteranno a punto una bozza di modifiche della retribuzione parlamentare che tenga conto, come auspicato dal presidente del Senato, Renato Schifani, delle istanze di tutti gruppi. La bozza, poi, verrà fatta circolare e analizzata e solo dopo approderà agli uffici di presidenza, dove saranno comunque di nuovo i rappresentanti dei gruppi parlamentari a dover dare via libera alle riduzioni.

E QUI sarà battaglia. Antonio di Pietro, leader dell’Idv, promette di portare avanti la crociata anticasta, nel Pdl, ma anche nel Pd si moltiplicano le voci "contro il populismo e a tutela del Parlamento". E affinchè i tagli siano i più lievi possibile.