Nuccio Natoli
ROMA
PRIVACY ADDIO,

in nome dell’emergenza? La pietra lanciata nello stagno dal presidente dell’Autorità garante per la privacy, Francesco Pizzetti (nella foto Newpress), è pesante: «Lotta all’evasione come al terrorismo». Fa effetto anche perchè l’affermazione coincide, per tempo e luogo, con il «miracolo a Cortina».
Professore, proprio lei non crede più nella privacy?
«Al contrario, continuo a crederci con tutte le mie forze, ma comprendo che in una situazione eccezionale il Parlamento abbia deciso l’uso di strumenti eccezionali».
A mali estremi....
«Anche se capisco la necessità, come garante della privacy devo avvertire che i cittadini sono chiamati a pagare un prezzo davvero altissimo».
Però, paragonare evasione fiscale e terrorismo...
«Dobbiamo prima chiederci ‘a che punto siamo arrivati’ e non dimenticare che nell’evasione fiscale spesso sguazza pure la criminalità organizzata».
E questo che cosa comporta?
«La lotta al terrorismo impose norme eccezionali come quella di comunicare i nomi degli ospiti nelle nostre case. A quel tempo, in ballo c’era la tenuta democratica del Paese».
E con l’evasione fiscale...
«Non nascondiamoci che è in gioco la tenuta sociale, e quindi democratica, del Paese. L’anomalia della nostra evasione fiscale è diventata così forte e impudente che servono mezzi di contrasto altrettanto eccezionali».
Scontata la necessità, non sono misure troppo eccezionali?
«Non tocca a me giudicare. E’ un fatto, però, che con la trasmissione dei dati bancari dei clienti alle Agenzie delle Entrate ci sia un salto di qualità nel rapporto tra Stato e cittadini di cui sarà possibile conoscere i comportamenti di spesa. Il tutto senza dimenticare che l’Agenzia delle Entrate ha già molte banche dati, da quelle sulle case, alle auto, alle barche».
Così, però, il ruolo del Garante della privacy ne esce a pezzi.
«E’ l’esatto opposto: la funzione del Garante è destinata a diventare ancora più importante».
Perché?
«Toccherà proprio all’Authority garantire che i nuovi strumenti non servano a controllare i cittadini, ma siano usati solo per la lotta all’evasione fiscale».
E’ un confine sottilissimo.
«Appunto, è su ciò dovremo lavorare con molta attenzione. E’ come se avessimo di fronte due piloni: le banche e l’Agenzia delle Entrate. Dovremo stare attenti a ‘come e quando’ i dati saranno trasmessi, a ‘chi’ lo farà, e ‘quale’ sarà l’utilizzo delle informazioni».
E’ quasi una caccia al tesoro.
«Per questo stiamo discutendo per trovare le soluzioni tecniche più idonee con le banche e con l’Agenzia delle Entrate. Inoltre, dovremo controllare che sia rispettata la norma sulla cancellazione dei dati trascorsi i termini dell’indagine fiscale».
Non sembra semplice sciogliere tutti questi nodi.
«L’idea è quella di creare un contenitore superprotetto al quale potranno accedere solo pochissimi dirigenti delle Agenzie delle Entrate e che registri ‘quando, come e chi’ si sia collegato».
Resta il dubbio: e se qualcuno ne approfittasse?
«Commetterebbe un reato. Purtroppo è il prezzo altissimo che paghiamo perché come Paese, anche se non come singoli, abbiamo accettato che l’evasione fiscale arrivasse al punto in cui è».