Roma, 6 gennaio 2012 - Comunque vada, paghiamo noi. A far data dal primo gennaio di quest’anno la Camera dei Deputati ha finalmente dato disdetta all’appalto per affitto e servizi dell’immobile ‘palazzo Marini 1’ — uno dei 5 forniti alla Camera dalla società ‘Milano 90’ dell’imprenditore Scarpellini — che ci costava 7.463.761 euro piu iva per la locazione e altri 3.377.207 più iva per i servizi ogni anno.

Grazie alla campagna lanciata dai radicali nel 2010 Montecitorio ha uno sperpero in meno. Tutto bene? Macchè. In risposta, Scarpellini ha chiesto la cassa integrazione in deroga per 350 dei 532 dipendenti della società (anche se nei quattro palazzi Marini e nella mensa di S.Macuto ne lavorano 242). E la cassa integrazione, anche se di un solo anno, la pagherà l’Inps, cioè sempre noi. «È probabile — denuncia la deputata radicale Rita Bernardini — che gli ‘esuberi’ ci siano effettivamente, così come è più che plausibile che la Milano ’90 abbia assunto molte più persone di quelle necessarie per tenere buoni rapporti politici con chi ha assicurato nel corso di un quindicennio affari spropositati alla società di Scarpellini». Secondo un calcolo dei radicali qualcosa come 586,1 miliardi di lire dal 1997 al 2010: una cifra con la quale, semmai, si sapebbero potuti e dovuti comprare i palazzi.

A sostegno della vertenza dei lavoratori coinvolti la Bernardini ha avviato uno sciopero della fame. «Questa vicenda frutto della più dissennata partitocrazia — osserva la deputata — non può esser fatta pagare né ai lavoratori né ai cittadini. I cittadini hanno già pagato gli affari partitocratici milionari della Camera dei deputati con la società Milano ‘90 e ora pagano anche la cassa integrazione per consentire a Scarpellini di ‘riorganizzarsi’ per acquisire nuove, costosissime commesse. E quindi la mia proposta è che a farsi carico delle assunzioni siano i partiti autori dei folli appalti vigenti dal 1997 ad oggi».

Una provocazione, certo. Ma che rende bene il paradosso degli immobili d’oro della Camera. Che negli altri 4 casi, visti i contratti capestro, restano sul groppone della Camera al modico costo di 12 milioni e cento (più Iva) per gli affitti dei tre palazzi Marini rimasti (i cui contratti scadono nel 2016, 2017 e 2018), più 5 milioni e 600 mila euro (più Iva) per i servizi, ai quali si aggiugono 6 milioni e 525 mila euro (più Iva) per l’affitto del palazzo di piazza S.Silvestro-Via della Mercede con connesso contratto di servizi da 3 milioni e 141 mila euro (più iva). Come dire paghiamo e pagheremo ancora oltre 27 milioni di euro. All’anno.
Ecco perchè la Camera, nonostante i tagli avviati, è costata nel 2011 un miliardo e 70 milioni. Per dire, la Camera dei deputati francese — 577 onorevoli — costerà nel 2012 ‘solo’ 533 milioni di euro (meno 16 milioni rispetto al 2011). La metà della nostra Camera dei Deputati.