Cristina Rufini
GROSSETO
NON NASCONDE

il disappunto. Prima le voci e poi lo stesso sindaco del Giglio hanno indicato il comandante della Costa Crociere Mario Palombo, in pensione da cinque anni, come il possibile beneficiario dei passaggi ravvicinati delle navi delle vacanze. Respinge ogni ruolo nell’assurda tragedia per l’inchino sulla bocca del porto. Lui che gigliese lo è di origine sta soffrendo molto. «Mi si stringe il cuore ogni volta che ci penso», ha ripetuto più volte dall’altro capo del telefono. Mario Palombo è stato comandante della Costa Crociere dal 1988 fin quando ha lasciato la plancia della Costa Fortuna. Palombo non vuole più sentir parlare della «consuetudine dell’inchino» all’isola e ad alcuni suoi abitanti, ma poi si lascia andare.
«Basta con questa storia, non è assolutamente vero quanto viene sostenuto in questi giorni. Non c’è — sbotta il comandante — alcuna consuetudine dell’inchino».
Vuol dire che non è mai capitato?
«No. Non ho detto questo. Dico che non si tratta di una consuetudine, ma di due episodi avvenuti in circostanze specifiche».
E cioè?
«In occasione di una ricorrenza estiva al Giglio, nei mesi di agosto scorso e dell’anno precedente. Ed è avvenuta, per quanto ne sia a conoscenza, per una sorta di saluto all’isola in festa. In entrambe le occasioni ero al Giglio, ma venerdì assolutamente no. Io ormai vivo a Grosseto da tempo».
Vuol dire che il cosiddetto ‘inchino’ era un saluto a lei e che comunque, in entrambe le circostanze, è avvenuto in condizioni di sicurezza?
«Era un saluto ai gigliesi e io sono uno di loro. Sull’estrema sicurezza non ci sono dubbi. Le dirò di più, si trattava di lievi modifiche alla rotta stabilita, che erano autorizzate dalla compagnia di navigazione e indicate alla Capitaneria di porto. Ma la nave non passava a 150 metri, come pare sia accaduto per la tragedia della Costa Concordia, ma a 500 almeno. Incredibile che si affermino cose diverse».
Perché incredibile?
«In 150 metri una nave delle dimensioni della Concordia proprio non ce la fa a manovrare. È impensabile avvicinarsi così tanto. Quindi, per chiarire una volta per tutte, il saluto non è mai stata una abitudine, ma un evento eccezionale. Niente a che vedere con quanto capitato venerdì».
Lei, che è ritenuto tra i comandanti più esperti, si è spiegato che cosa può essere accaduto venerdì notte?
«No. Proprio non capisco che cosa il comandante della Concordia sia andato a fare così vicino alla costa. Spero che prima o poi qualcuno ce lo spieghi. Io però non vorrei più sentir parlare di consuetudini e tradizioni».