Olivia Posani
ROMA
SERRATA A OLTRANZA

dei tassisti, una settimana di sciopero dei benzinai e 24 ore dei ferrovieri il 27 gennaio, parafarmacie sul piede di guerra e ordini professionali in subbuglio. La partita liberalizzazioni, appare ancora ad alto rischio per il governo. Aprire mercati e professioni, smantellare clientele e protezioni, è impresa difficilissima. E non solo per le pressioni delle varie corporazioni. Monti deve tener conto delle posizioni sul tema non perfettamente coincidenti dei partiti che lo sorreggono e, come se non bastasse, sembra che anche dentro il governo non ci sia piena identità di vedute.

ANTONIO CATRICALÀ

, sottosegretario alla presidenza del consiglio ed ex numero uno dell’Antitrust, vorrebbe affondare il coltello anche in settori forti. Si sta ragionando sulla possibilità di togliere all’Eni la proprietà della rete del gas e di separare la rete ferroviaria dalla holding Fs. Il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, (Infophoto), specie sull’ultimo punto, avrebbe numerose perplessità. Non perchè contrario all’intervento, ma perché le operazioni prospettate sono molto complesse. Nelle prossime ore si capiranno meglio i contenuti del decreto la cui approvazione slitta a venerdì, giorno in cui si sarebbe dovuto tenere il vertice tra il premier, la Merkel e Sarkozy. Il professore ha garantito al presidente del consiglio Ue, Van Rompuy, di essere intenzionato ad andare avanti, ma qualche apertura ci sarà.

IERI

il Guardasigilli, Paola Severino, ha incontrato i rappresentanti degli ordini professionali. Il presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Freyrie, ha riferito che «il decreto non conterrà quasi nulla sulle professioni, se non chiarimenti sulle tariffe ed elementi innovativi per i tirocini». I tirocini, si legge in una nota del ministero, «potranno essere in parte svolti durante i corsi universitari». Quanto alle tariffe «la negoziazione dei compensi è libera, essendo già stata prevista l’abrogazione delle tariffe minime». Gli avvocati restano sul piede di guerra. Oggi il governo riceverà una delegazione di tassisti, che per bocca del presidente di Uritaxi, Bittarelli, hanno avvertito: «La categoria non accetterà espropri, reazioni durissime». Perfidamente il dipartimento delle finanze ha pubblicato le statistiche 2009 su alcune categorie nel mirino delle liberalizzazioni: i tassisti dichiarano redditi annui di 14.200 euro, gli stabilmenti balneari di 13.600, i giornalai arrivano a 18.000 euro. I proprietari di farmacie svettano con 109.700 euro. Non se la passano granché i professionisti: 44.600 euro gli ingegneri, 58.200 gli avvocati, 68.300 i medici, che minacciano sciopero, ma per le pensioni.

PRONTI

a una serrata di 7 giorni i gestori dei distributori aderenti alla Confcommercio. Una presa di posizione criticata dai loro colleghi della Confesercenti: «La stragrande maggioranza dei gestori ripone grandi speranze nella libaralizzazione della distribuzione dei carburanti. Lo sciopero è intempestivo e precipitoso». Il Codacons annuncia denunce alla Procura della Repubblica e alla Commissione di garanzia sugli scioperi. L’associazione spiega anche che sta organizzando un ricorso collettivo per le parafarmacie, che denunciano: «Con il decreto salva Italia sarebbe possibile introdurre sconti sui farmaci di fascia C, ma le farmacie non lo stanno facendo. Questi farmaci vanno liberalizzati».