ROMA, 5 febbraio 2012 - Raccontano che abbia un carattere a dir poco autoritario, irascibile, puntiglioso, e che ai colleghi non scucisse facilmente nemmeno un euro. Il tesoriere tipo, a cui affidare, per dirla con Francesco Rutelli "fidandosi", un patrimonio superiore a 20 milioni. Quello di un partito ‘fantasma’ da 5 anni, la Margherita.
Questo è {{WIKILINK}}Luigi Lusi {{/WIKILINK}}secondo diversi esponenti ex diellini, già boyscout, anche se con l’Agesci (Associazione nazionale dei boyscout) poi ebbe alcuni diverbi. Romano, cinquantuno anni, avvocato penalista con uno studio avviato, pizzetto curato. In viaggio su una Mercedes scura, "sempre pieno di segretarie" o almeno così testimonia chi ha avuto modo di incontrarlo a causa della sua attività politica.

Ora il tesoriere degli ‘ex petali’ — senatore appena auto-sospesosi dal Pd, a cui approdò nel 2007 suscitando non pochi interrogativi per il fatto di non aver seguito Rutelli nell’Api — dovrà rispondere per 13 milioni spariti dalla cassaforte del suo ex partito. E la sua carriera politica sembra compromessa.

Sicuramente sarà un po’ più difficile realizzare quello che un politico democratico a lui vicino descrive come un suo sogno: essere eletto parlamentare in rappresentanza della provincia dell’Aquila. Nel paesino di Capistrello c’è la casa della sua famiglia. In Marsica, ricordano i Democratici, Lusi sbarcò nel 2007 quando corse alle prime primarie del Pd inventandosi una lista ad hoc. E sull’Abruzzo devastato dal terremoto intervenne con uno dei discorsi più toccanti e, soprattutto, contrari alla ‘cricca’ degli appalti che speculava sulla tragedia (frase che ovviamente ora gli è stata rinfacciata da tutti).

Ironia della sorte, però, Luigi Lusi è sempre entrato in Parlamento in rappresentanza di altri territori (la Ligura nell’ultima legislatura). E invece i suoi detrattori raccontano che l’ex tesoriere della Margherita si sia speso moltissimo per l’Abruzzo, spesso impegnando fondi ottenuti grazie alla contestata Legge Mancia. Lusi, che si era fatto le ossa in politica nel comune di Roma guidato da Rutelli, stava mostrando tutto il suo peso politico in Marsica. Molti ricordano che non badava a spese per i congressi provinciali, per iniziative politiche, per cene di lavoro, nel cambiare le segretarie (c’è chi ne conta sette, comprese quelle del suo studio legale).

Del resto, era la giustificazione, "lui ha un’attività professionale redditizia". Dunque, era difficile capire da dove provenissero esattamente i fondi. C’è anche un deputato, ex collega nella Margherita, che avanza un sospetto: forse Lusi è entrato nel Pd, e non nell’Api, perché in questo modo era legittimato a gestire il tesoretto del partito poi sfociato nei Democratici. E in questo ruolo era puntiglioso e litigioso. Ricorda Renzo Lusetti (ex Dl, ora Udc): "Quando si sciolse la Margherita non esitò un secondo a chiedermi di restituire il cellulare di partito".