ROMA, 7 febbraio 2012-  CASO Lusi, ultimo atto. Almeno sul piano politico. Il Partito democratico ha dichiarato l’ex tesoriere della Margherita «incompatibile con il Pd» e l’ha condannato alla «cancellazione dall’anagrafe degli iscritti». Si dimetterà dal Senato, dove è membro della giunta per le immunità parlamentari? «Lo speriamo, ma il Pd non può imporglielo» dice Luigi Berlinguer, il presidente della commissione di garanzia che ieri ha preso la decisione all’unanimità. Ora la parola passa ai magistrati che ieri mattina, dopo aver ascoltato i revisori dell’ex Margherita, hanno ragionato a lungo con gli investigatori del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza sui bilanci della Margherita dal 2008 al 2011, l’esatto ammontare delle entrate (42 milioni di rimborsi elettorali fino al 2011) e, soprattutto, i giustificativi delle uscite. Perché nel 2008, sciolto il partito, vengono spesi 790 mila euro per consulenze? E nel 2010 un milione e 600 mila per ‘viaggi’ e 4 milioni in ‘propaganda’?

TUTTO verte attorno alla contabilità della Ttt, la srl amministrata da Paolo Piva, già consulente della giunta Rutelli e poi dirigente Atac, ma riconducibile di fatto a Lusi. La società aveva come commercialista Mario Montecchia, un uomo di area Margherita, per la quale siede nel Cda della DLM, editrice di Europa, la testata di partito, e da settembre anche nel collegio sindacale della Nie (Nuova iniziativa editoriale), che pubblica l’Unità. Nel suo studio di via Treviso 15 ha sede la Ttt, di cui curava naturalmente atti societari e contabilità. Mai notando, però, le ardite movimentazioni. Più volte chiamati in ballo da chi si chiede come potesse Lusi far entrare e uscire dall’Italia 13 milioni comprando appartamenti prestigiosi da amici di partito e pagando tasse per cinque milioni senza che nessuno se ne accorgesse, escono finalmente allo scoperto i revisori dei conti.

IERI è stata la giornata di Gaetano Troina, Giovanni Castellani e Mauro Cicchelli, il team che nel giugno 2011 firmò la ‘Relazione sul rendiconto chiuso al 31.12.2010’. «Abbiamo scoperto degli artifici contabili, dei fagioli fatti passare per patate». Uscendo dall’ufficio dei pm il professor Troina ha detto ai giornalisti: «Saputo quello che stava succedendo siamo saltati sulla sedia. Abbiamo capito di esser stati tratti in inganno. Ci siamo accorti che dietro a certe cifre c’era un’altra verità. Per noi le cose non vanno a partire dal 2007».

La prossima mossa, invece, spetta a Titta Madia, l’avvocato di Rutelli, che intende chiedere il sequestro cautelativo dell’attico di via Monserrato e della villa di Genzano. Intanto tra i big dell’ex partito l’ultimo a smarcarsi è il sindaco di Firenze Matteo Renzi: è vero che ha avuto soldi da Lusi per il ‘Big Bang’ dei rottamatori alla Leopolda? lo incalza l’opposizione in consiglio comunale. «No, Lusi ha firmato per la convention, ma il suo sostegno è stato solo politico», risponde Renzi.

E Lusi? La decisione della commissione di garanzia è «volutamente infamante» dice. E a chi lo contatta risponde via mail: non sono il mostro cattivo, è una favola che fa comodo a molti. La situazione è molto più complessa. Mi sono assunto le responsabilità che un tesoriere di partito si assume per tutto e tutti. E rincara la dose: perché non hanno voluto ascoltarmi? Annunciando ricorso alla giustizia civile.