Atene, 14 febbraio 2012 - "Abbiamo combattuto tante volte per la libertà, ma questa schiavitù è peggio di ogni altra, peggio dell’occupazione nazista", strepita Stella Papafagou, 82 anni, a pochi passi da un’ala dell’Alpha bank, il secondo istituto di credito privato del Paese, annerita dalle fiamme. Stella è imbufalita con il governo di Luca Papademos: "Segue gli ordini dei tedeschi, vista la mia tarda età avrei preferito morire con dignità piuttosto che chinare la testa".

"La Grecia è un’immenso manicomio", sentenzia un altro passante scuotendo il capo. Una donna indica la Biblioteca nazionale: "I black bloc sono arrivati da laggiù, dalla facoltà di legge, hanno lanciato le molotov e sono svaniti nel buio. È successo tutte le volte che abbiamo tentato di protestare pacificamente, non ne posso davvero più".

In piazza Omonia un negozio di armi è stato completamente ripulito. Sotto la galleria Koran, vicino alla fermata Panepistimio della metropolitana, si tenta di far sparire il nerofumo con un potente getto d’acqua. La palazzina che ospitava l’elegante negozio di casalinghi e di vasellame Kosta Boda Illum, notissimo per le liste di regali chiesti dai futuri sposi, fuma ancora. I muri esterni sono diventati quinte ingannevoli. Dentro è crollato tutto. Il fuoco ha incenerito anche uno Starbucks, simbolo dell’odiata America. 

Gli edifici che hanno subito danni sono 93. Centosettanta imprese e negozi non hanno potuto riprendere la loro attività. Davanti a un’edicola di viale dell’Università un anziano distinto osserva i titoli dei quotidiani e mormora: "Io sono socialista, però non posso fare a meno di ricordarle che Georgios Papadopulos, il capo della giunta dei colonnelli, è morto in galera senza lasciare una lira di debito pubblico". I black bloc sono sbucati fuori proprio da quella facoltà di legge che nel 1973, assieme al Politecnico, fu la culla della rivolta contro i golpisti. Il palazzoora è deserto e sprangato.

La polizia sembra aver ripreso il controllo del centro. Il traffico è di nuovo infernale. In viale dell’Accademia sono schierati due grandi furgoni blu della ‘Mat’, gli agenti speciali antisommossa. I muri sono istoriati di scritte di colore arancione, le firme degli anarchici. Una è dedicata proprio agli agenti. Recita: "Poliziotto, i tuoi figli ti mangeranno". Su un chiosco di giornali si legge l’invito a "trasformare la paura in rabbia". "È ora di diventare pericolosi", esorta un altro graffito. Un terzo inneggia al "sampotaz", il sabotaggio, delle "relazioni sociali".

In viale Stadiou una saracinesca sventrata nella parte bassa dimostra che gli obiettivi sono stati scelti con cura. Il proprietario dell’esercizio comprava oro, argento e vecchie dracme, la valuta nazionale prima dell’euro. Da domenica i bancomat sono a secco. In Parlamento il ministro delle finanze Evangelos Venizelos ha denunciato la corsa al ritiro dei quattrini. Secondo le sue stime, dalla fine del 2009 sono stati prelevati 65 miliardi di euro. Solo una parte di questa montagna di soldi, 16 miliardi, è finita in Svizzera, in Gran Bretagna, in Germania e perfino a Singapore. Da dieci anni i controlli incrociati fra i cospicui beni visibili e le irrisorie dichiarazioni dei redditi sono il tema di un inutile dibattito.