Marco Mangiarotti
SANREMO
IL ‘FATTORE C’

è passato come un ciclone, travolgendo anche i cantanti. E in molti ieri non hanno risparmiato le critiche a Celentano. Passaggi a livello sembravano infatti i suoni della prima serata del festival, mentre i cablaggi prendevano i binari sbagliati. Canzoni piallate, irriconoscibili come le voci degli interpreti. un disastro tecnologico. Allo sbaraglio sono finiti così quasi tutti i cantanti, posteggiati in un angolo della scenografia, il garage dell’astronave, catapultati in uno spazio acustico inaudito. Francesco Renga si è arrabbiato per primo, Gianmarco Mazzi gli ha riposto ieri con inutile durezza: «Mi spiace per le sue dichiarazioni. Pensi a cantare e non s’impicci della direzione artistica del Festival». Francesco risponde pacato. «Quel che sentivo sul palco mentre cantavo era differente, tutto cambiato. Non puoi inserire uno show di 50 minuti, con due orchestre che suonano insieme, in un festival. E non pensare a tutelare chi è in gara». I tecnici Rai hanno dovuto gestire i dati delle prove cantanti e di Celentano, quasi contemporaneamente. «Così la gente diventa pazza. E quel palco, con buona pace di Mazzi, era un bordello. Io sentivo in cuffia la stessa schifezza del pubblico a casa e qualcosa che non assomigliava minimamente alla mia canzone. Anche gli altri si sono trovati nella stessa situazione». E hanno cantato molto al di sotto delle loro possibilità, emozione a parte.

«CAPISCO

la caccia agli ascolti e Celentano — continua Renga — ma siamo al Festival di Sanremo. Abbiamo subito per tutte e prove il ‘Fattore C’: quando arrivava lui, le nostre saltavano. Siamo stati responsabili: bastava che uno di noi dicesse: non sento niente, i livelli sono sballati, non posso cantare, e si sarebbe fermato tutto. Anche noi siamo qui per fare uno spettacolo. Discografici, manager, musicisti, tecnici e orchestra (disponibili, bravissimi) stanno lavorando da mesi. Quell’ascolto ti destabilizza, sei concentrato sul lato tecnico, per la paura di sbagliare, e non puoi spingere col cuore. Per Celentano ho tutto l’amore e il rispetto del mondo, ma noi siamo qui per fare Sanremo. E dietro le quinte non si respirava un bel clima».

PIÙ TRANQUILLA

Emma Marrone, critica e autocritica. «Mi sono accorta subito che era cambiato il cablaggio, non usciva la linea del piano, pensavo di essere in ritardo e guardavo il coro, che non sentivo, per non sbagliare gli attacchi. Alla fine sono andata davanti, per cercare il suono in sala. Devo dire che ero anche devastata dall’ansia. Prima ero andata sette volte in bagno, mi sentivo malissimo (non reggevo il respiro), da balena nella pancia. Ero debolissima. Ma è andata bene lo stesso: ho cantato meglio di molte prove. Solo che con l’ansia la voce va e viene. Alla fine ero in palla totale e sono scappata via: gli autografi li firmerò la prossima volta».