Stefano Grassi
ROMA
LE CLASSICHE

lacrime di coccodrillo. Lo Stato biscazziere ora corre ai ripari. Dopo aver liberalizzato giochi, lotterie, gratta e vinci e poker online, il Parlamento si rende conto del guaio combinato. Un ‘guaio’ che porta nelle casse dello Stato 10 miliardi l’anno. Però coinvolge almeno un milione e 800mila persone, con padri e madri di famiglia stregati dal videopoker del bar sotto casa, vecchiette smarrite in sala bingo, ragazzini che disertano la scuola per le scommesse.
Non si poteva fare più finta di niente. Tanto che la commissione Affari sociali della Camera, presieduta da Giuseppe Palumbo, del Pdl, ha deliberato un’indagine conoscitiva sugli «aspetti socio-sanitari della dipendenza da gioco d’azzardo».

Che cosa pensate di fare?
«Nel giro di pochi mesi sentiremo i ministri della Salute, Renato Balduzzi, del Lavoro, Elsa Fornero, e della Giustizia, Paola Severino, e poi i rappresentanti delle associazioni e gli operatori che si occupano del problema, dal Gruppo Abele a Libera, alla Federazione italiana degli operatori dei servizi dipendenze»
Ma qual è il vostro obiettivo?

«Entro il 31 luglio vogliamo farci un’idea precisa delle dimensioni e dell’incidenza del fenomeno, e individuare gli elementi della patologia del gioco ‘compulsivo’ per predisporre iniziative legislative adeguate e valutare l’inserimento della patologia nei livelli essenziali di assistenza, in modo da poter garantire a chi ne soffre di essere preso in carico dal Servizio sanitario nazionale».
Ma vi sarete già fatti una quadro di massima della situazione?
«Gli italiani colpiti da ludopatia sono circa un milione e spendono mille euro a testa l’anno, tra scommesse, concorsi, giochi on line. Solo nel 2011, dunque, il settore ha prodotto un business di 76 miliardi di euro, con un incremento del 24% rispetto all’anno precedente. A cui vanno aggiunti almeno 10 miliardi di proventi illegali».
E la causa di fondo, cioè la diffusione del gioco d’azzardo avallata dallo Stato per fare cassa?
«Beh, su questo non possiamo fare nulla. Non è nostra competenza intervenire per ridimensionare o regolamentare il fenomeno delle lotterie o dei videopoker».
Ma si parla per esempio di certi opuscoli distribuiti nelle scuole per dire ai ragazzi di non esagerare nel gioco, che ammiccano più a uno straordinario jackpot che alla futilità del gioco.
«Cercheremo di vietare o limitare la pubblicità che, forse, come nel caso delle sigarette o degli alcolici va severamente regolamentata».