Antonella Coppari
ROMA
A MENO

di colpi di scena, si profila una riforma ‘light’: riduzione del 20% dei parlamentari e abbassamento dell’età per essere eletti, più qualche limitata modifica alle competenze delle Camere. Interventi più incisivi sulla Costituzione che tocchino il bicameralismo e i poteri del premier, pur previsti, sembrano complicati: richiedono un clima politico sereno e tempi più lunghi dell’anno che separa dalla fine della legislatura. Certo è che Alfano, Bersani e Casini nella riunione ‘costituente’ che dovrebbe tenersi — salvo ripensamenti — in settimana discuteranno della bozza completa di revisione costituzionale vergata dai tecnici di Pdl, Pd e Udc: l’obiettivo resta quello di approvare il disegno di legge studiato da Violante, Quagliariello, Bocchino, Adornato, Tonini al Senato prima dell’estate e in autunno alla Camera. Per spianare la strada alla madre di tutte le riforme: quella elettorale. Cercando di coinvolgere Lega e Idv. Passaggio chiave saranno le elezioni amministrative: i risultati possono scompaginare la maggioranza che regge Monti e che tenta, con grande fatica, di autoriformarsi. Ecco perché si cerca di minimizzare l’appuntamento cercando di varare la riduzione dei parlamentari per dare un segnale all’opinione pubblica.

CERTO,

non è un dimezzamento: nei ‘nuovi’ articoli 56 e 57 della Costituzione si stabilisce che il numero dei deputati sarà 508 (8 eletti nella circoscrizione estero) mentre quello dei senatori sarà 254 al Senato (4 eletti all’estero). Ma — dicono gli autori — è un’ipotesi realistica, visto che la devono votare gli stessi parlamentari. «Ora è doveroso un confronto con i reciproci partiti e gruppi», sottolinea Quagliariello. Strettamente connessa a questa modifica, che prevede pure l’abbassamento dell’età per essere eletti (21 anni invece di 25 alla Camera, 35 invece di 40 al Senato), è la nuova legge elettorale. Il modello c’è già — proporzionale alla tedesca con correzioni in senso maggioritario — ma l’accordo stabilisce che si procederà con la riforma del Porcellum solo quando sarà avviata la cornice istituzionale.

LA BOZZA

degli sherpa interviene anche su bicameralismo e forma di governo: blocchi su cui si procederà se ci saranno le condizioni. Il testo è fumoso ma l’obiettivo è quello di arrivare al ‘bicameralismo eventuale’: si garantisce una divisione per materia fra Camera e Senato, cui spetterebbero competenze più ‘regionali’ (a Palazzo madama si istituisce la commissione ‘paritetica’ per le questioni regionali composta dai presidenti delle assemblee rappresentative delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano). Nei casi dubbi, saranno i presidenti dei due rami del Parlamento a decidere, d’intesa, dove inizia l’iter di una legge. L’altra ha il potere di richiamo, ma ha l’obbligo di approvazione entro 15 giorni. Resta la doppia lettura per le riforme costituzionali, leggi di bilancio e comunitarie, i trattati internazionali. Infine, si rafforzano i poteri del premier che potrà nominare e revocare i ministri e chiedere lo scioglimento delle Camere. E si prevede la sfiducia costruttiva.