Andrea Fontana
UN UOMO
si muove tra gli stracci. Stracci colorati. La stanza ne è ingombra. Guardi meglio, e sono corpi. Bambini, soprattutto. Hanno occhi aperti che fissano il soffitto, le bocche socchiuse affiorano tra il sangue raggrumato attorno alle loro gole tagliate. Uno ha il cranio sfondato, un occhio solo, i piedi nudi: le braccine sono appoggiate dolcemente su una matassa di coperte colorate che celano altri corpi. Si intravedono testoline esplose per i colpi di fucile. Tutti i bimbi guardano in su, verso il cielo, con occhi fissi come bottoni. L’orrore assoluto.
La guerra di Siria, il massacro che il mondo non riesce a fermare, ha raggiunto in questo video il punto definitivo di non ritorno. Il filmato è stato girato dalle forze ribelli che combattono il presidente Bashar el-Assad: affermano che i soldati siriani hanno massacrato almeno 47, forse 51 bambini e donne a Karm al-Zeitun, quartiere a maggioranza sunnita della città martoriata di Homs. Il regime replica che quei morti sono vittime dei ‘terroristi’ contro i quali si batte l’esercito regolare.
Intanto i bambini dormono, con gli occhi aperti, sotto una luce artificiale accanto alle loro mamme, nell’ultima stanza che hanno conosciuto: muri bianchi, nessun mobile, una finestra dagli infissi sporchi e le tapparelle chiuse, una presa elettrica.

LA SIRIA



è il nuovo abisso dove si specchia il mondo. Né in Libia né in Afghanistan si era vista tanta metodicità nel cupo dispiegarsi del terrore. Nell’ex Jugoslavia, forse. Durante la Shoah, certo. Non a caso in luoghi europei, come europea e colta era, è questa costa mediterranea da cui mosse l’evangelo di Paolo e di Luca, questa striscia del nostro passato dal clima dolce, dalle vestigia romane, dalle città cristiane.
Questa Siria, la Siria dei bambini straziati mostra ancora una volta, davanti al volto immobile di Assad, l’impotenza di tutti, in un gioco di specchi e di accuse reciproche: mentre i ribelli del Consiglio nazionale siriano chiedono una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu sul massacro di Karm al-Zeitun, il ministro dell’Informazione del regime, Adnan Mahmoud, afferma che la strage sarebbe opera di «bande di terroristi» che vogliono «suscitare la condanna internazionale contro la Siria: «Paesi come Arabia Saudita a Qatar — scandisce — sono complici del terrorismo che colpisce la popolazione, e devono assumersi la responsabilità dello spargimento di sangue».

IL GOVERNO


siriano sta facendo «un uso sproporzionato» della forza «con operazioni vergognose» in alcune città: è la parata di eufemismi che, mentre il video dei bambini scuote il mondo, pronuncia il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Sposta il tiro perfino il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, monsignor Giuseppe Nazzaro: «Sono fondati i timori che l’opposizione sia guidata e manipolata fin dall’inizio. Perché il rispetto dei diritti umani si applica in modo selettivo solo alla Siria? — dice alla all’agenzia ‘Fides’ della congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei popoli — Forse per ragioni politiche o commerciali? In molti altri Stati, nello stesso Medio Oriente avvengono abusi peggiori, nel generale silenzio. E gli Stati che perpetrano tali abusi votano risoluzioni contro la Siria. Dove sta la morale?».

INTANTO

, nel tranquillo silenzio della stanza-carnaio di Homs, si identificano i corpi dei piccini dagli occhi aperti e spenti. Dodici nomi — trentacinque vittime restano da riconoscere — e tra questi quelli di Muhammad, Ahmad, Khaled e Bashar Barudi, di cinque anni; e quelli dei fratellini Ahmad e Asma, sei anni. I bambini uccisi sarebbero in tutto 26.
Oggi l’inviato di Onu e Lega Araba per la Siria, Kofi Annan, incontrerà ad Ankara rappresentanti del Consiglio nazionale Siriano, dopo il colloquio di domenica con la sfinge Assad. «La politica — dice Annan — avvierà un processo e arriveremo a una soluzione. Non sarà facile, ci vorrà tempo». Poi aggiunge: «Spero non ci vorrà troppo tempo».