MILANO
LO AVEVA
detto in mattinata dal palco del convegno «Cambia Italia», organizzato da Confindustria, in quello che lei stessa ha definito il suo ultimo discorso da presidente degli industriali: «Se la riforma del mercato del lavoro sarà un compromesso al ribasso — aveva avvertito Emma Marcegaglia — meglio non farla, o quanto meno non avrà la nostra firma». E di fatto, intorno alle 17.30, ha lasciato Fieramilanocity e il confronto informale col ministro Elsa Fornero e i tre leader dei sindacati confederali senza il placet al ritocco dell’articolo 18. Insiste su un punto, Marcegaglia: nessuna possibilità di reintegro per il lavoratore licenziato per motivi disciplinari. Dal palco del convegno, mentre Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi in platea lavoravano di pubbliche relazioni per aggiudicarsi la sfida alla successione della presidenza di Confindustria, la Marcegaglia ha rivendicato di aver dato l’esempio: «Durante il mio mandato non ho mai fatto di Confindustria il sindacato delle imprese, non ho mai lavorato per ottenere sussidi per questa o quella impresa, ho lavorato per cambiare il Paese, ho realizzato un cambio di mentalità: abbiamo deciso di essere la voce di chi combatte per stare sul mercato. Spero che l’era delle corporazioni sia finita».

MESSAGGI

rivolti ai sindacati. Al ministro Elsa Fornero, la Marcegaglia riconosce il merito di aver riformato il sistema previdenziale: «Brava Elsa», dice senza remore. Ma allo stesso ministro e al presidente del Consiglio, Mario Monti, la leader di Confindustria ricorda che «la riforma del mercato del lavoro è un test per il Governo e per il Paese». Si dice pronta a seguire Monti nel road show per presentare la riforma, una volta varata, all’estero, «perché all’estero sappiano che in Italia si può investire». Al Governo chiede, però, di affrontare con coraggio, oltre ai temi delle liberalizzazioni, delle privatizzazioni, della scuola superiore e dell’università, della semplificazione, anche il debito da 100 miliardi di euro contratto dalle pubbliche amministrazioni con le imprese. Ai politici che si giocheranno il dopo-Monti la Marcegaglia chiede invece un patto prima delle elezioni: «Mettete nero su bianco la volontà di procedere in modo condiviso alle riforme di cui il Paese ha bisogno».
Giambattista Anastasio