di Giambattista Anastasio


MILANO, 30 marzo 2012 - LA RESA solo alle 19 di ieri. Da «capoccione» quale lui stesso si è definito, Emilio Fede ha cercato fino all’ultimo di convincere tutti, e forse di convincersi, che non stesse accadendo nulla, che il suo posto da direttore del Tg4 non fosse in pericolo come sembrava. Ne sa qualcosa il collega che, per primo, mercoledì sera ha bussato alla porta del suo studio per accomiatarsene: da Palazzo dei Cigni giurano che è stato «liquidato in 10 secondi». Fede gli ha preferito la partita Milan-Barcellona, vista nel suo studio. «Mi ha detto che non è il caso dei saluti, che il problemuccio con l’azienda sarà risolto» ha poi riferito il collega. Ne sanno qualcosa i giornalisti del Tg4 che ieri mattina hanno visto Fede, puntuale alle 10, entrare in redazione e di lì a mezz’ora chiedere che si facesse la consueta riunione per stendere la scaletta del tg. La redazione ha fatto da sé. «Siamo autonomi, capita che il direttore non partecipi alle riunioni» dice Marina Dalcerri, mezzobusto di Retequattro, una dei tanti di stretta osservanza «Fediana». «‘Io sono pazzo’: così mi disse Emilio quando firmò la mia assunzione — racconta un altro —. Non era una battuta, non si dava del pazzo perché mi stava assumendo. Diceva che ogni tanto gli veniva da comportarsi da pazzo». C’è chi ieri insisteva: «In redazione si sono stappate bottiglie di champagne per il siluramento del direttore». Un fatto che non viene confermato dai giornalisti: «Siamo rimasti tutti stupiti. L’addio di Fede era previsto, ma non con questa un’accelerazione. Gli dobbiamo tutti molto, lui ha inventato l’informazione in tv».

GIÀ, BISOGNAVAvederlo ieri, Fede. Una giornata asserragliato nel suo studio. Ma da uomo di televisione qual è. Le ampie vetrate consentono di vedere dall’esterno ciò che accade all’interno. Fede si guarda bene dal tirare le tende, preferisce farsi guardare mentre colloquia col Cdr (prima) e con la soubrette Raffaella Zardo (poi). Come uno squalo in un acquario: i piedi sulla scrivania. Dietro di lui le foto di una carriera: da quella con Gianna Nannini a quella con Craxi. La foto con Berlusconi non è la più vistosa. Meglio si nota la statuetta di Padre Pio.
Giornalisti, fotografi e cameraman stanno a guardarlo assiepati alle vetrate. E lui, alle 13 li gratifica esponendo biglietti scritti a mano: «Vi voglio bene», «Non posso parlare». Ma parlerà, Emilio. Lo farà alle 19, l’ora della resa, subito dopo aver incontrato l’azienda. «Ho firmato le dimissioni. Ora si riparlerà del mio ruolo in azienda». «Non è un addio» dirà ai telespettatori a margine del tg. Sembra che non sia cambiato nulla: «Non è il caso dei saluti» dice Fede al suo pubblico.