Olivia Posani
ROMA
ESODATI,

una parola quasi impronunciabile mette d’accordo tutti i sindacati. Il governo deve risolvere il problema degli esodati, dicono Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, che il 13 aprile manifesteranno insieme a Roma, con un presidio di fronte a Montecitorio. I quattro segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl protesteranno anche contro le «ricongiunzione onerose» dei contributi.
Dietro la parola esodati si svolge il dramma di centinaia di migliaia di persone che avevano fatto accordi (individuali o collettivi) con le proprie aziende per lasciare il posto di lavoro e che ora rischiano di ritrovarsi per anni senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza pensione perché nel frattempo il governo Monti è intervenuto per aumentare l’età pensionabile. Con vari passaggi entro il 2018 il nuovo limite minimo per la vecchiaia sarà 66 anni e 7 mesi per uomini e donne sia pubblici che privati. Mentre per ottenere quelle di anzianità occorreranno 42 anni di cotnributi e 63 anni di età.

STIME UFFICIOSE


dicono che le persone rimaste in trappola sono 350 mila. L’ex ministro Pd del Lavoro, Damiano, parla di 357 mila. Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua ha spiegato in Parlamento che ci sono «difficoltà» a definire la platea delle persone interessate e ha ricordato che il ministro Fornero ha promesso un decreto entro il 30 giugno per affrontare la situazione. Il direttore generale dell’Istituto, Mauro Nori, ha riconosciuto che «le persone prive sia della copertura degli ammortizzatori che della pensione potrebbe essere anche superiore, o inferiore, a 350 mila: il numero va definito nel momento in cui verranno chiariti alcuni passaggi organizzativi». Il governo dopo la riforma Fornero si era posto il problema degli esodati creando un fondo di 240 milioni per dare una sorta di sussidio, ma aveva sottovalutato il fenomeno. Aveva previsto che le persone rimaste senza paracadute sarebbero state solo 65 mila. «Invece di salvare l’immagine dell’Italia bisogna salvare gli italiani» polemizza Camusso, che se la prende anche con l’Inps: «E’ scandaloso che non sia in grado di quantificare il problema. Di fronte a una riforma che cambia i diritti in essere non va bene che il governo continui a rinviare, bisogna trovare risposte».

L’OBIETTIVO

della manifestazione è «risolvere il problema delle persone che sono rimaste senza stipendio e senza pensione» sottolinea Bonanni, che esorta però a non dare all’iniziativa contorni politici. «Un qualunque governo decente deve garantire la validità dei patti sottoscritti, si pone un problema di credibilità», sottolinea Angeletti. Centrella ricorda che al governo verrà chiesto di risolvere anche il problema dei ricongiungimenti onerosi. Riguardano coloro che nella loro vita lavorativa hanno cambiato azienda versando contributi all’Inps, ma anche a fondi speciali, tipo Inpdap. La ricongiunzione fino al 2010 era gratuita, ora invece è carissima: fino a 300 mila euro. L’altra opzione è farsi calcolare la pensione solo in base ai contributi versati, ma si rischia di ottenere un assegno dimezzato.