di Mario Consani e Nicola Palma


MILANO, 5 aprile 2012 - PIÙ DI DUECENTOMILA euro per le spese personali dei figli di Umberto Bossi. E altri trecentomila per le esigenze del SinPa, il sindacato padano fondato da Rosy Mauro, vicepresidente del Senato nonché esponente di spicco del «cerchio magico» del Senatur. Soldi del partito Lega Nord, che invece l’ormai ex tesoriere Francesco Belsito avrebbe usato, secondo un’informativa dei carabinieri del Noe, per «i costi della famiglia Bossi» e non solo. Si allarga l’inchiesta sui fondi del Carroccio. E parla Paolo Scala, l’uomo dei fondi in Tanzania. Il verbale dell’interrogatorio è stato secretato, e alla fine uno dei legali dell’indagato ha ammesso: «La sua posizione è molto delicata, la situazione è complessa». È stato sentito ieri pomeriggio dai pm di Reggio Calabria e Milano l’uomo d’affari indagato da entrambe le procure nell’inchiesta che ha travolto Belsito.

Scala, secondo l’accusa, sarebbe uno dei complici negli investimenti dei soldi della Lega all’estero, a Cipro e in Tanzania, per un totale di 6 milioni di euro. Ma è anche il promotore finanziario uomo di fiducia dell’imprenditore veneto Stefano Bonet, a capo di un gruppo attivo nel settore della ricerca energetica in affari però con un faccendiere, Romolo Girardelli, secondo gli inquirenti vicino alla ’ndrangheta.


Per il resto, anche quella di ieri è stata una giornata convulsa tra il quarto piano della Procura e la sede leghista di via Bellerio. In tribunale sono state sentite come persone informate sui fatti Daniela Cantamessa, la segretaria di Umberto Bossi alla quale già martedì Gdf e carabinieri avevano perquisito casa e ufficio, e Nadia Dagrada, segretaria amministrativa della Lega Nord e ideatrice dei gadget padani. In due giorni, gli inquirenti l’hanno ascoltata per oltre 12 ore. Insieme al pm napoletano John H. Woodcock, tra gli investigatori presenti c’era il colonnello Sergio De Caprio, il celebre «capitano Ultimo» che arrestò Totò Riina, oggi vicecomandante del Noe. Parlando coi cronisti, Dagrada all’uscita assicura che rimarrà «fedele fino alla fine» ai suoi «capi».

Intanto, dalla sede della Lega e dintorni arrivano precisazioni e smentite. «Sono sereno, non ho mai preso soldi dal partito, né in campagna elettorale e neppure adesso da consigliere regionale» garantisce Renzo Bossi ‘il Trota’. «Come tutti i miei colleghi — aggiunge — dò una percentuale al movimento e come tutte le persone mi pago le spese della macchina e vivo in affitto».

«SMENTISCO categoricamente tutte le notizie riguardanti la sottoscritta riportate dalla stampa» fa sapere anche la vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, sospettata di aver beneficiato di soldi leghisti per pagare i propri conti.
A Milano intanto gli inquirenti interrogano a lungo l’avvocato Bruno Mafrici, calabrese trapiantato nella metropoli lombarda dove ha lo studio, uno dei personaggi chiave dell’indagine incentrata su Belsito. Una serie di domande per ricostruire i rapporti con Romolo Girardelli l’ ‘ammiraglio’, sospettato di essere il riciclatore del denaro sporco della cosca De Stefano di Reggio Calabria, e con l’ormai ex tesoriere della Lega Nord. «Capire il sistema — dice il pm reggino Giuseppe Lombardo — non sarà agevole anche se confidiamo in risultati rapidi». Tanto che i pm hanno in programma di rivedersi a Milano subito dopo Pasqua.
 

L’ipotesi investigativa della Dda reggina, è che Girardelli, grazie ai rapporti con Belsito, Mafrici, l’imprenditore veneto Bonet e il promotore finanziario Scala, abbia riciclato il denaro provento delle attività illecite dei De Stefano. Belsito, intanto, è letteralmente barricato in casa, nel centro di Genova: «Un uomo sotto choc, distrutto, sconsolato, deluso e depresso, che in poche ore è passato dalle stelle alle stalle, sull’orlo di una crisi di nervi, che vede il suo castello dorato sgretolarsi», dice il legale, Paolo Scovazzi.