di Rossella Minotti e  Nicola Palma

MILANO, 17 aprile 2012 - LINGOTTI e diamanti. Non solo per Belsito. Pare che la febbre dell’oro avesse contagiato nei mesi scorsi anche la ‘nera’ Rosy Mauro, appena espulsa dal partito, e Piergiorgio Stiffoni, già membro del comitato amministrativo del Carroccio. Dagli accertamenti della Procura di Milano sui preziosi acquistati nel dicembre 2011 con soldi della Lega (prelevati dai conti di Banca Aletti e Banca Popolare di Novara) spuntano i nomi del vicepresidente di Palazzo Madama e del senatore, che si sarebbero spartiti diamanti per 400 mila euro con l’ex tesoriere lumbard; i cinque chili di lingotti (altri 200 mila euro) sarebbero invece andati tutti a Belsito. Finora, però, dei preziosi non c’è traccia: nel caso non risultassero nella disponibilità della Lega, si potrebbe profilare l’ipotesi di reato di appropriazione indebita. Secche le repliche dei diretti interessati: Mauro smentisce «categoricamente il presunto acquisto di diamanti e oro con i soldi della Lega» e si dice «costretta ad adire le vie legali per tutelare la mia rispettabilità, onestà e onorabilità»; Stiffoni, dal canto suo, annuncia che si recherà «dai giudici di Milano per chiarire una volta per tutte la mia posizione di assoluta estraneità a qualsiasi movimentazione di denaro della Lega Nord».

INTANTO
, ieri in via Bellerio è arrivata la Guardia di Finanza: su mandato dei pm milanesi, i militari hanno acquisito i bilanci degli ultimi quattro anni e altra documentazione sulle spese lumbard, come concordato nel recente incontro in Tribunale tra il triumviro Roberto Maroni e i magistrati che stanno cercando di far luce sulle «opache» casse padane. A proposito, all’indagine penale stanno per affiancarsi le verifiche della Corte dei Conti della Lombardia: il capo della Procura regionale, Antonio Caruso, e altri due magistrati contabili hanno avuto un colloquio con l’aggiunto Alfredo Robledo; secondo fonti investigative, la Corte dei Conti aprirà a brevissimo un procedimento per presunto danno erariale, partendo dall’ipotesi di truffa ai danni dello Stato contestata all’ex tesoriere Francesco Belsito.

SUL FRONTE politico, non si ferma la ramazza di Maroni, che ieri ha spazzato via l’ultimo anello del Cerchio magico lombardo, l’assessore regionale Monica Rizzi, che sarà sostituita dalla leghista Luciana Ruffinelli. Ma le epurazioni non si fermeranno qui. Minacciato di espulsione anche Giangiacomo Longoni, consigliere vicino a Marco Reguzzoni, e anche la poltrona di Davide Boni, accusato di aver preso tangenti ma rimasto alla presidenza del Consiglio lombardo, traballa. Intanto, visto che ieri si è dimesso anche l’assessore del Pdl Stefano Maullu, pare che Roberto Formigoni ne approfitterà per un restyling che potrebbe veder saltare le poltrone di altri due suoi assessori: Marcello Raimondi (Ambiente) e Domenico Zambetti (Casa).

Una giornata dura per Bobo Maroni, quella di ieri. In via Bellerio, dove transita anche l’altro figlio di Bossi, Riccardo, il capo solo e triste lo guarda con crescente diffidenza. L’ex ministro resta pochissimo. Esce presto per andare all’ennesimo incontro pubblico, stavolta nella bergamasca, dove lancia la sua alternativa al Parlamento del Nord che fu varato in terra Veneta mesi fa. «Vogliamo fare gli Stati generali della Padania — dice — un’assemblea tematica dove invitare tutti i nostri amministratori per discutere con loro delle soluzioni da dare ai problemi del mondo delle imprese, della pubblica amministrazione, dei cittadini, dei giovani e dei pensionati. Un appuntamento che abbiamo fatto nel 1991. I temi sono quelli che porteremo al congresso federale di fine giugno».