MILANO
HANNO
lasciato il segno sui diamanti, la loro firma, Rosy Mauro e Piergiorgio Stiffoni. E che un diamante è per sempre lo spiega con fredda professionalità il manager della Intermarket Diamond Business di Milano ai sostituti procuratori Roberto Pellicano e Paolo Filippini. Un filo d’imbarazzo — pietra nobile il cui investimento cresce e non si altera nel tempo — solo quando il professionista si trova a dire che a vergare l’acquisto, dopo doverosa identificazione dovuta al contratto d’investimento, furono personalmente i senatori del Carroccio, Stiffoni e la vicepresidente del Senato (ora gruppo misto) Rosy Mauro. Un contratto siglato nel febbraio 2012 davanti all’agente romano della Intermarket, che si perfeziona con la consegna delle pietre, brevi manu alle medesime persone acquirenti, nel marzo successivo.
Investimento di livello (i diamanti acquistati sono collocati in un’alta graduatoria di purezza e taglio) e suddiviso in 200mila euro per Stiffoni e in 100mila per la Mauro.
Il denaro per l’operazione proviene dai conti personali (è bene sottolinearlo allo stato delle indagini) entrambi accesi poco prima, e probabilmente appositamente, presso la Banca Popolare di Novara e di Verona.
Le indagini tentano approfondimenti su quale denaro abbia alimentato quei due conti accesi


ad hoc. Ma quel che differenzia, perlomeno per ora, l’investimento dei due senatori del Carroccio e dell’ex tesoriere Francesco Belsito, sta proprio in questo: che lui, indagato per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita, acquistò 300mila euro in lingotti d’oro e preziosi, attraverso un conto della Lega, acceso in Banca Aletti. Poi, l’altro ieri, ha fatto riavere in via Bellerio il suo tesoro.
Ma perché, ci si chiede fra gli inquirenti, negare un investimento personale legittimo? Mauro infatti prima nega persino il possesso delle pietre, ora invece dice: «Con i miei risparmi ho comprato tante cose. Tutto, anche le case. Io quel che ho me lo sono guadagnato». Stiffoni, dopo iniziale analogo atteggiamento, imbocca la via del dialogo e, attraverso il suo legale Agostino D’Antuoni, dice che incontrerà «nelle prossime ore i giudici perché venga fatta completa chiarezza... In questi anni ho avuto la possibilità di risparmiare del denaro che, d’accordo con i miei familiari, è stato oggetto di investimenti nello scorso mese, per proteggerlo dalle fluttuazioni negative dei mercati».

NON ESISTE,


dice, «un solo euro sui miei conti correnti che non derivi dai guadagni miei e della mia famiglia». Appuntamento con i pm non ancora fissato, come quello dato per imminente con Belsito, la pecora nera delle camicie verdi. Anche lui dice che non si è «mai appropriato dell’oro e dei diamanti della Lega». E che ne era solo il custode.
Nicola Palma
Marinella Rossi