Alessia Gozzi
TORINO
MENO

lamentele, più spirito costruttivo. E pazienza. Elsa Fornero, all’indomani della lettera inviata ai sindacati per trovare una soluzione sulla ‘mina esodati’, torna a chiedere collaborazione. Lo fa nel pieno delle contestazioni. A Torino, dove è intervenuta assieme al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo alla conferenza regionale sulla scuola, è stata accolta da cori e striscioni: ‘vergogna, lacrime di coccodrillo’. Qualche tafferuglio tra manifestanti e forze dell’ordine, lanci di uova, pietre e fumogeni, dispersi dopo una serie di cariche di alleggerimento.
Un piccolo assaggio del clima di tensione e rabbia che attanaglia un paese chiamato a sacrifici sempre più pesanti. Lei, la lady di ferro del Welfare, non si lascia intimidire. «In questo paese c’è poco spirito costruttivo, ma anziché lamentarsi e protestare bisogna lavorare insieme — ha ammonito Fornero —. Dobbiamo fare tutti un esercizio di umiltà. Recuperare pazienza, valori e priorità. Tutti sono impazienti, ma la crescita è un grande esercizio di pazienza». Insomma, «non si può ottenere tutto e subito», afferma il ministro, «ci vogliono investimenti che richiedono risparmio, che è rinvio di consumi da oggi a domani». E rivendica quanto fatto in campo previdenziale: «La riforma delle pensioni è stata considerata troppo severa, ma al contrario è quella che più ha allontanato lo spettro della crisi finanziaria, cioè la possibilità di pagare stipendi e pensioni».
Quanto alla riforma del lavoro, il ministro si augura che passi in fretta: «Noi speriamo che crei i fondamenti per avere i posti di lavoro». Perché il governo «ai giovani ci pensa» nonostante le accuse «di avere poca anima, nessun calore, di guardare solo al rigore finanziario». Tutte cose che cercherà di spiegare domani, quando varcherà i cancelli dell’Alenia di Torino, per ‘chiarire’ alle tute blu i ‘vantaggi’ della riforma del lavoro che è al vaglio del Parlamento. Un’invasione di campo — così l’hanno definita — non gradita dai sindacati. Se il dialogante Raffaele Bonanni (Cisl) si limita a parlare di «atteggiamento bizzarro», Susanna Camusso (Cgil) ha puntato il dito contro «il gesto di sfida e supponenza» del ministro.



L’ENNESIMA crepa nel rapporto tra le due donne, uguali nella determinazione ma antitetiche nella visione, che sono diventate il simbolo di questa stagione di lotta sindacale. Non un politico ma un tecnico, la Fornero, si appresta a varcare un santuario considerato inviolabile: la fabbrica. Di fatto aggirando i sindacati stessi nella discussione all’interno del proprio regno. Lei parla di cortesia («sono stata invitata, la Fiom ha raccolto 1.300 firme, sarebbe stato scortese non accettare»), ma è difficile non scorgere sullo sfondo i contorni di un lucido disegno politico: mettere all’angolo i sindacati. Una sfida rischiosa per il ministro, che può creare non poche tensioni. «I poliziotti torinesi — avverte Massimo Montebove, del sindacato di polizia Sap — si sono presi pietre e uova per difendere la signora Fornero. Dovrebbe essere sufficiente questo per far capire al ministro che non può continuare a tirare la corda anche con gli operatori delle forze dell’ordine, soprattutto in materia pensionistica».
Intanto domani, ad attendere il ministro davanti ai cancelli dell’Alenia, ci sarà una manifestazione della Fim Cisl, che aveva fin da subito espresso contrarietà all’adesione della Fornero all’iniziativa targata Fiom. Ma se il ministro riuscirà a ‘infiltrarsi’ nel fronte sindacale senza deflagrazioni, Torino sarà solo la sua prima tappa.