PARIGI
NON HANNO
perso tempo: sia Nicolas Sarkozy che François Hollande corteggiano gli elettori di Marine Le Pen, quei sei milioni e mezzo di votanti divenuti l’ago della bilancia per il secondo turno delle presidenziali. «Hanno espresso un voto di protesta, debbo riuscire a convincerli», ha detto Hollande al quotidiano ‘Libération’. E Sarkozy: «Il voto del FN non è censurabile ed è compatibile con la Repubblica. Quegli elettori debbono sapere che ho capito il messaggio. Contesto il diritto di fare la lezione di morale a quanti hanno dato il loro voto a questa candidatura. Andare a mendicare i voti dell’estrema sinistra, è nobile? Motivo di più, se dà fastidio alla sinistra allora lo farò. Io non parlo alla destra, alla sinistra, io parlo a tutti, alla Francia».
Stranamente la caccia ai voti lepenisti provoca più scompiglio nelle fila della destra che nella ‘gauche’. L’anima moderata — gollisti, liberali, radicali — del partito di Sarkozy, l’Ump, è insorta di fronte a certe dichiarazioni di Sarkò sugli immigrati e sul ripristino dei controlli alle frontiere. L’ex primo ministro Raffarin ha esortato Sarkozy alla prudenza: spingersi troppo a destra allontanerebbe gli elettori del Modem, il partito centrista di Bayrou.
Stesso discorso dal presidente del partito radicale Jean-Louis Borloo: «Nei momenti di crisi bisogna attuare una politica umana. La Francia forte va bene, a condizione di rispettare i valori umani». Neanche a Chantal Jouanno, ex ministro dello sport di Sarkozy, piacciono i toni da crociata usati per ingraziarsi Marine Le Pen: «La destra deve restare fedele ai suoi principi», ha detto.

SARKÒ



però va dritto per la sua strada: ha dichiarato in tv che «la Francia non può continuare ad accogliere stranieri» e ha incaricato il ministro degli interni Claude Guéant di chiedere dopodomani al Consiglio degli affari interni a Lussemburgo l’apertura di un dibattito sulla proposta franco-tedesca di reintrodurre i controlli alle frontiere per 30 giorni nel caso di forti ondate migratorie.
Giovanni Serafini