Rossella Minotti
MILANO
FINCHÉ

si trattava di offrire vittime sacrificali alla ramazza verde, Roberto Maroni affermava di non credere a un complotto della magistratura. Ma ora che la vicenda Finmeccanica allunga un’ombra scura che arriva a sfiorare i leghisti vicini all’ex ministro dell’Interno, anche lui si allinea al fronte dei politici che si sentono perseguitati, e si scaglia contro i magistrati napoletani che, insieme ai colleghi di Milano e Reggio Calabria, indagano sulla Lega. «A proposito — scrive in un post su Facebook —, sapete quando il losco personaggio che dice ‘stronzate fangose’ sulla Lega è stato interrogato dai pm napoletani? A ottobre dello scorso anno. Che strano, queste notizie ‘esplosive’ sono rimaste nel cassetto dei pm napoletani per ben 6 mesi e sono uscite solo oggi, a due settimane dalle elezioni...».
L’oggi della Lega sono i magistrati di Reggio Calabria che arrivano in Procura a Milano, ma il Carroccio passa al contrattacco preannunciando querele: «Noi sappiamo come si smaltisce la monnezza, nei termodistruttori. Oggi presentiamo le prime denunce contro i monnezzai romani, ma la risposta vera dobbiamo darla alle prossime elezioni amministrative».
La mission impossible dei triumviri ora è rimotivare l’elettorato in vista delle amministrative. Per Maroni le menzogne gettate sul movimento, «un risultato lo hanno già ottenuto: ricompattare la Lega». E in effetti il primo maggio, anziché la classica «batelada» sul lago di Como organizzata dal Sinpa, il sindacato padano di Rosi Mauro, vedrà il Lega unita day a Zanica, nella bergamasca.

NUOTA



nella palude dei veleni il barbaro sognante, e cerca di guadagnare la riva cavalcando l’onda forte dell’antieuropeismo, tema cui i leghisti sono, da sempre, sensibilissimi: «In Francia non voterei Hollande, ma condivido la sua presa di posizione contro il Fiscal Compact, un trattato europeo voluto dai banchieri (firmato anche da Monti) che cancella ogni autonomia fiscale per regioni e autonomie locali. Noi vogliamo un’Europa diversa e più democratica, dove non comandano i banchieri, ma le Regioni e i Popoli».
Basterà? Il leghista della prima ora, il senatore Roberto Castelli, mette già le mani avanti: «Le prossime elezioni amministrative saranno difficili e dure per noi. Primo perché ci presenteremo da soli, una scelta politica coraggiosa che condivido, ma che ci farà perdere qualche sindaco; in secondo luogo per i problemi interni al movimento che però appaiono appianati dopo l’accordo Bossi-Maroni dei giorni scorsi». In effetti i due leader saranno insieme il primo maggio sul palco, ma sulle previsioni elettorali meglio glissare. «Il vero banco di prova saranno le politiche, quando arriveranno» dice già Castelli.