Roma, 29 aprile 2012 - Privilegi dei politici, dei top manager e non solo. Anche i cappellani militari hanno i loro santi in Paradiso. Più terra a terra, l’Ordinariato militare, a dispetto delle altre diocesi italiane, beneficia di una doppia contribuzione: dallo Stato e dalla Chiesa. Ammonterebbe ad almeno 17 milioni di euro l’anno il costo per le casse pubbliche dei sacerdoti in mimetica. Sarebbe la somma delle spese per pensioni, stipendi e uffici centrali dei cappellani militari. Interrogato dai radicali, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha risposto che l’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica), non sa dire quanto costino i preti al fronte. Tuttavia, l’ammiraglio ha stimato che la media degli assegni dei circa 160 religiosi (16 alti graduati) ritirati si aggirerebbe sui 43mila euro lordi annui. Sommando questa cifra agli 8,6 milioni di stipendi dei 180 sacerdoti-soldati ancora attivi, si arriva a 15 milioni di euro l’anno. Senza contare che i soli uffici centrali dell’Ordinariato pesano per altri 2 milioni.

Preti e ufficiali a tutti gli effetti, i cappellani avanzano nella carriera militare così come in quella ecclesiastica. Se l’ordinario militare — il vescovo a capo di tutti i sacerdoti in divisa, attualmente l’arcivescovo Vincenzo Pelvi — ha il grado di generale di Corpo d’armata, il suo vicario generale è generale di brigata. E giù di stelletta in stelletta. Il primo grado di un cappellano militare è quello di tenente che si ottiene, insieme all’ordinazione presbiterale, una volta portato a termine il percorso nel seminario specifico per allievi ufficiali cappellani militari. Ma quanto percepiscono dallo Stato 'gli assistenti spirituali' dei soldati? Il conto è presto fatto: un generale di corpo d’armata riceve un salario lordo mensile di circa 9.500 euro, un generale di brigata circa 6.000 euro, un colonnello più di 5.000 euro; un tenente intorno ai 4.500 euro.

Persino il cardinale Angelo Bagnasco, classe 1943 e presidente della Conferenza episcopale italiana, è un alto ufficiale dell’Esercito. O meglio, come ex Ordinario militare, ha i gradi di generale di Corpo d’armata in congedo. Proprio in queste ore sta tenendo banco la polemica su un suo presunto vitalizio da circa 4mila euro di cui avrebbe diritto proprio in quanto alto ufficiale a riposo, over 63.

Lui smentisce. A margine di un convegno a Genova su scuola cattolica e nuove sfide dell’educazione, Bagnasco ha affermato: "Nemmeno un euro, niente, nessuna pensione. I cappellani militari — ha precisato l’arcivescovo della Lanterna —, prendono lo stipendio prima e la pensione dopo, ma loro svolgono un lungo periodo di servizio, io ho fatto solo tre anni". Vitalizio o no, di certo, i soldati con la croce al petto non percepiscono proventi solo dallo Stato. Anche la Conferenza episcopale italiana finanzia l’Ordinariato militare. In quanto diocesi extraterritoriale, gode dei contributi che l’episcopato versa a tutte le Chiese locali, con i fondi dell’8 per mille. Soldi che, però, non verrebbero utilizzati esclusivamente per pagare i singoli preti.

Giovanni Panettiere