Pierfrancesco De Robertis
ROMA
PRESIDENTE Cicchitto, si torna a parlare di un accordo ormai fatto sulla riforma elettorale. È la volta buona?
«Spero di si. Dobbiamo mettere a punto i dettagli e, fino alla fine, in materie come queste non si può dire».
Quali sono i contorni dell’intesa?
«Un mix del sistema spagnolo e tedesco, che premia i maggiori partiti e non i maggiori schieramenti. Ci siamo accorti che le grandi coalizioni vincevano le elezioni ma poi non governavano. Non sarà un caso che dal ’94 a oggi nessuno ha vinto le elezioni per due volte di fila».
Premiare i due maggiori partiti vuol dire scontentare Casini.
«È uno dei punti sul tavolo. Ma è evidente che una nuova legge elettorale non può essere una carta assorbente di quello che già c’è e che tutti vogliono. Attenuare il bipolarismo selvaggio va bene, creare un sistema del tutto proporzionale no».
Il bipolarismo è salvo?
«Secondo me sì. D’altra parte che Pdl e Pd siano alternativi è evidente e appartiene alla dialettica più di fondo di questo sistema politico. Lo si vede anche adesso pur in una situazione nella quale entrambi per forza di cose devono sostenere il governo tecnico».
Al di là delle legge elettorale, riuscirete a stringere Casini a una qualche forma di accordo politico?










«È una bella domanda!».
Proviamo a rispondere.
«Noi vediamo che il Pd, pur essendo diverso dai partiti alla sua sinistra, va ora alle elezioni amministrative insieme a Sel e Idv. Ciò non avviene alle amministrative per quanto riguarda il centrodestra, ma la questione diventa decisiva e vitale per le sorti della democrazia italiana in occasione delle politiche. Se non avvenisse, Casini se ne assumerebbe una responsabilità assai grave, ma ci auguriamo che di qui ad allora i rapporti fra noi e i centristi miglioreranno».
È ottimista?
«Non sono né ottimista, né pessimista. Ma ci stanno delle ragioni di fondo che dovrebbero portare anche al di fuori degli schemi attuali ad una riaggregazione politica del centrodestra».
Ci crede a un Berlusconi che adombra un suo ritiro dalle scene?
«No, ma credo a un mutamento del suo ruolo dopo il passo indietro fatto per senso di responsabilità senza essere sfiduciato da un voto parlamentare. Oggi Berlusconi può svolgere nel centrodestra e rispetto all’intero sistema politico-istittuzionale un ruolo di saggezza».
Perché l’opinione pubblica è così lontana dai partiti?
«Innanzitutto prima la politica distribuiva molte risorse, e quindi la gente era più indulgente verso i difetti dei politici; poi esiste una diffusa inefficienza e inconcludenza istituzionale di cui la gente, a torto o a ragione, incolpa i politici; infine c’è una campagna scientifica messa in piedi per denigrare i partiti e la politica».
A proposito di riforme, si parla molto di spending review. È possibile che in un anno preelettorale i partiti taglieranno la spesa? In genere negli anni preelettorali cresce.
«Ma questo è un governo tecnico, le cose sono diverse dal solito. In più il taglio della spesa è essenziale per evitare una esplosione ulteriore della pressione fiscale».
Sì ma i voti sono i vostri, e si è visto in occasione delle liberalizzazioni o dell’articolo 18, quando avete avuto paura di scontentare i vostri elettorati.
«È evidente che i partiti rispetto al governo tecnico un occhio al consenso lo devono dare. Nell’articolo 18 per esempio il Pd ha tenuto conto della Cgil, noi dell’impresa».
Quindi niente tagli?
«No, perché i tagli alla spesa dei singoli ministeri è il tipico lavoro da bisturi e non da accetta che si addice a un governo tecnico. D’altra parte non dimentichiamo che i tagli lineari sono stati fatti da noi con Tremonti ai tempi del governo Berlusconi».
Riuscirete a chiudere sul finanziamento ai partiti?
«Penso di si. Secondo me occorre cercare in tutti i modi di acquisire qualche risultato immediato, il primo dei quali potrebbe essere il dimezzamento dei rimborsi, anche a scapito di una riforma più complessiva del sistema».
Sentite l’onda dell’antipolitica?
«Voglio arrivare alle elezioni avendo concluso qualcosa di concreto su questi argomenti».
Altrimenti vi ritrovate Grillo al dieci per cento.
«Appunto. Ma i pericoli dell’antipolitica vanno molto al di là di Grillo».
Ieri in occasione dei 120 anni del partito socialista, il segretario del Psi Riccardo Nencini ha detto che i «veri» socialisti non stanno nel centrodestra, e in sostanza ha portato Cicchitto come esempio da non imitare.
«Non voglio fare polemiche inutili, ma una cosa me la lasci dire…».
Prego.
«Chi si crede Nencini, un papa laico che può dare o togliere la patente di socialista? È chiaro che con il bipolarismo le cose rispetto a prima sono cambiate, e molti socialisti hanno votato Forza Italia prima e Pdl poi. E noi abbiamo preferito non stare con chi aveva massacrato Bettino Craxi e contribuito alla distruzione del Psi. Punto e basta>.