ROMA
SU UN UNICO
tema i partiti che sostengono il governo sono d’accordo: di elezioni politiche si parlerà solo l’anno prossimo. Alfano e Bersani hanno tolto ogni dubbio: «Non intendo vincere sulle macerie del Paese su cui incombe ancora la crisi», assicura il leader Pd e quello del Pdl conferma: «Anch’io lo escludo: si arriva a destinazione». Per seppellire la possibilità, dal Pd sono intervenuti anche D’Alema e Enrico Letta: «C’è stata qualche tentazione, ma è intervenuto Napolitano: è un complotto che non esiste». Lo sa bene anche Bossi che da Venezia tuona contro Bersani: «Non vuole andare alle urne, perché gli fa comodo stare qui a tenere in piedi il suo Monti. Non è sicuro di vincere».
La crisi economica oggi sarà sotto l’esame del governo che deciderà i risparmi per evitare l’aumento di due punti dell’Iva: una delle ipotesi, ma di certo non la sola, è quella di mettere finalmente mano al taglio delle Province, un cavallo di battaglia di Di Pietro. «Teniamole — si irrigidisce il Senatur durante un comizio in serata — non costano nulla». Si vedrà se Monti riuscirà a resistere all’assalto dei partiti che sostengono il governo: ognuno ha i suoi comparti da tutelare. Il Pdl vuole evitare aumenti delle tasse e consentire agli impreditori di pagarle coi crediti vantati verso lo Stato, ma chiede anche di mantenere stabile il numero di componenti delle forze dell’ordine. Il Pd punta a tassare le transazioni finanziarie e ad impedire ulteriori tagli alla scuola. Entrambi, e con loro l’Idv, premono perché il governo si decida finalmente ad accordarsi con la Svizzera, come fatto da molti Paesi europei, per colpire i nostri evasori fiscali. La Lega cavalca con Maroni lo sciopero fiscale.

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se non è certo nel cuore degli italiani, la riforma elettorale è sempre al centro degli interessi dei partiti, seppur con scarse possibilità di essere realizzata. Alfano ha confermato la disponibilità a metterci mano per ridare ai cittadini la possibilità di scegliere deputati e premier, ma i suoi temono che con l’uninominale il Pdl possa «fare la fine della Dc». D’Alema spinge per un modello non più basato su coalizioni elettorali, ma sul partito che vince, sulla vocazione maggioritaria. Grillo e Di Pietro sperano di prenderne qualche voto in fuga. Anche il Pdl è sotto pressione: i vertici si aspettano un arretramento contenuto, pronti a puntare tutto sulle prossime politiche. Sarà l’ultima volta che l’Udc si presenterà con lo scudo crociato: poi nascerà la nuova forza che dovrà raccogliere i cocci dei partiti di Fini e Rutelli.
Ugo Bonasi