Olivia Posani
ROMA
ENRICO

Bondi è già al lavoro. D’altra parte «l’inflessibile ristrutturatore e tagliatore di costi», come lo ha definito lunedì Mario Monti nel nominarlo commissario straordinario per razionalizzare gli acquisti dello Stato, ha solo due settimane di tempo per mettere a punto un piano che consenta di recuperare in sette mesi, 2,1 miliardi: la metà dei 4,2 che il governo vuole incamerare, sempre entro la fine dell’anno, con la revisione complessiva della spesa pubblica (spending review). E così si spera che il nuovo aumento dell’Iva venga scongiurato.

LA MISSIONE

affidata a Bondi (durerà 12 mesi scadenzati da relazioni di aggiornamento) è quella di razionalizzare la spesa per acquisti di beni e servizi. E’ un lavoro enorme (potrebbe arrivare un sub commissario ad aiuitarlo), visto che lo Stato compratore (dalle penne alle incombenze delle tesorerie degli enti locali passando per le piattaforme informatiche) spende 135 miliardi dei 272 complessivi di spesa pubblica al netto degli interessi sui titoli pubblici. Il rapporto del ministro Piero Giarda sulla spending review esaminato l’altro giorno dal consiglio dei ministri spiega che la spesa pubblica, «rivedibile» ammonta a 295,1 miliardi, di questi 80 miliardi potrebbero essere affrontati «nel breve periodo». Nel mirino ci sono sicuramente le spese per la sanità: su questo si focalizzerà anche Bondi, che ha ampi poteri e può esercitarli anche sulle Regioni. La spesa sanitaria (97,6 miliardi) occupa il primo posto nella classifica delle spese rivedibili.

I COSTI DI ORDINE

pubblico e scuola sono invece diminuiti. Ieri Monti e il ministro per i Rapporti con il Parlamento hanno firmato una direttiva che indica anche le 11 mosse indispensabili: revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti; ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti; razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti anche rivedendo la distribuzione del personale; riduzione degli enti e delle società pubbliche; individuazione di responsabili unici per l’acquisto di beni e servizi; ricognizione degli immobili in uso; riduzione della spesa per contratti di affitto; ottimizzazione dell’utilizzo degli immobili di proprietà pubblica: restituzione all’Agenzia del demanio degli immobili di proprietà pubblica che non servono; stretta sulle consulenze; eliminazione, ad eccezione di casi eccezionali, di spese di rappresentanza e spese per convegni; impugnazioni di sentenze di primo grado che riconoscano miglioramenti economici o promozioni per dipendenti pubblici, «onde evitare che le stesse passino in giudicato».

I MINISTERI

avranno tempi stretti per agire: entro il 31 maggio dovranno presentare la loro relazione sui tagli. Per quanto riguarda il dicastero della Giustizia, si legge nel rapporto Giarda, gli uffici del giudice di pace passeranno da 848 a 174, con un risparmio di 28 milioni e la riforma dei tribunali farà recuperare 600-750 milioni. Per quanto riguarda l’Istruzione sono previsti lo snellimento della struttura centrale, la riduzione del 50% di spese per i fitti passivi e gestione degli immobili, riduzione dei dirigenti, razionalizzazione dei distacchi, riequilibrio della proporzione tra docenti e alunni. Per i Trasporti sono previsti lo snellimento della struttua centrale, ristrutturazione della strutura territoriale, riforma della motorizzazione e del servizio pubblico, riduzione delle autorità portuali.