ROMA, 3 maggio 2012 - «SEGNALATECI gli sprechi». Un po’ appello ai buoni sentimenti, un po’ disperata richiesta di aiuto. È la prima volta che un governo avvia una grande operazione di riforma della pubblica amministrazione invitando i cittadini a dare il proprio contributo. Dando l’impressione di non avere troppe frecce al proprio arco e spingendo tutti a segnalare via web eventuali sprechi. Un’idea, quella di chiedere la collaborazione della gente, in linea con la comunicazione di questo esecutivo, spiegano gli addetti ai lavori, che ha cercato dal primo istante il dialogo con gli italiani. Con un modulo, inserito nella pagina della spending review (foto sopra), viene chiesto di «dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili».

SECONDO quanto si apprende, già ci sarebbero nella ‘posta’ del sito le prime segnalazioni (non verranno prese in considerazione quelle anonime) che però saranno controllate solo nei prossimi giorni, visto che l’operazione è appena partita. Nel monitoraggio sono esclusi Quirinale, Parlamento e Consulta, organi per i quali la Costituzione prevede l’autonomia contabile. Una decisione criticata da molti. E a cui Mario Monti ha subito ribattuto, mostrando che la voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe non gli è passata: «Il governo può agire sul governo in tutte le sue articolazioni, non su altri organi costituzionali come la presidenza della Repubblica, il Senato, la Camera e la Corte costituzionale».


E così, mentre Enrico Bondi si appresta a iniziare il proprio lavoro, il premier bolla come «superficiali» le critiche alla nomina del commissario alla spending review. «Ha tempo che non ha un ministro tecnico e ha tempo per dedicarsi a un lavoro difficile. D’altra parte il compito di Bondi non è quello di salvare il Paese ma di aiutare il governo a realizzare tagli mirati, che è una cosa molto difficile da fare». A Monti fa eco Antonio Catricalà, sottosegretario a palazzo Chigi, spiegando che il lavoro di Bondi sarà quello di «un’attività gestionale e in Italia lo sanno fare due o tre persone, una delle quali è Bondi. Non è un lavoro che può fare un ministro. Le altre consulenze richiesta a Giavazzi e Amato sono gratuite e richieste a persone competenti».
Un tema, quello delle riforme, che interessa da vicino il premier, anche se poi alla fin dei conti l’ex prof della Bocconi pare non crederci molto. «Non aspettiamoci troppo da riforme strutturali tipo quella del lavoro, come dimostra l’esperienza americana», ha detto Monti a un convegno della fondazione dalemiana Italianieuropei. Frase su cui poi Palazzo Chigi tornerà per precisare che il premier si riferiva esclusivamente alle valutazioni dell’economista Joseph Stiglitz.

MA É UN MONTI
sfiduciato, che lancia messaggi. «In questi giorni ci sono state tante dichiarazioni, questo è un Paese che non ama molto le tasse, che io ho il dovere di giudicare inaccettabili, come quelli che dicono di non pagare l’Imu: questa è evasione fiscale». Il premier spiega che «stiamo lavorando a una soluzione concordata sul piano europeo per risolvere il nodo dei crediti alle imprese», ricordando che l’Europa «non sta facendo bene» sulla crescita economica, mentre al contrario l’Italia «rispetterà l’obbligo del pareggio di bilancio perché abbiamo preso tutte le contromisure necessarie».