Lorenzo Bianchi

ATENE, 6 maggio 2012 - IN SEIMILA, su ottomila interpellati, hanno mandato a quel paese i sondaggisti della autorevole casa ‘Tromaktikò’. Lo stesso trattamento brusco è stato riservato agli esperti dei due partiti maggiori, ‘Nea Demokratia’, di centro destra, e il ‘Pasok’, socialista. Sette elettori su dieci non hanno voluto rivelare le loro intenzioni. È il finale agitato e oscuro di una campagna elettorale che ha avuto un solo argomento obbligato: il rigore sanguinoso imposto alla Grecia dalla Trojka, cioè il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione e la Banca centrale europea.

RIGORE che Nea Demokratia, il Pasok e il partito ultraconservatore Laos hanno accettato. Non a caso i loro leader hanno tenuto comizi solo in ambienti chiusi. Il mattatore delle piazze è diventato l’attempato Manolis Glezos, 89 anni, grandi baffi candidi, l’uomo che il 31 maggio del 1941 riuscì ad ammainare la bandiera nazista issata sul Partenone e che poi fu condannato due volte alla fucilazione dal regime dei colonnelli. Lo ha adottato, politicamente, Alexis Tsipras, leader della coalizione di sinistra radicale, ma non comunista, ‘Syriza’. Tsipras, 38 anni, è un ingegnere che assomiglia a Banderas e che ha promesso che butterà alle ortiche la cura imposta da Bruxelles. Glezos ha rispolverato antichi slogan antitedeschi ridiventati assai popolari. «La Germania — ha detto alla Reuters — è in debito con noi. Se oggi i tedeschi possono vivere in un Paese democratico, è anche grazie alla nostra lotta. Se teniamo conto del prestito di occupazione, ci debbono ancora 162 miliardi di euro, più gli interessi».

TSIPRAS
è convinto che sia cominciata una «colonizzazione della Grecia» e che i miliardi per salvare il Paese possano essere racimolati con una «lotta decisa all’evasione fiscale». La media dei sondaggi lo accredita del 10 per cento dei consensi. L’altro gruppo con il vento in poppa sono i neonazisti dell’Alba d’oro. Il loro simbolo è una svastica stilizzata, il meandro. Nel Peloponneso si sono conquistati grande popolarità offrendo la scorta agli anziani che vanno a ritirare la pensione. Vorrebbero disseminare di mine il confine con la Turchia per fermare i clandestini (gli immigrati sono ormai il 10 per cento della popolazione). Sarebbero balzati dallo 0,5 al 4,9 per cento. Il terzo partito emergente sono i ‘Greci Indipendenti’ di Panos Kammenos. Si sono staccati da Nea Demokratia perché non volevano votare la fiducia al governo di Lucas Papademos che ha accettato i diktat europei e del Fondo monetario internazionale. La solita media delle intenzioni di voto li accredita del 9,2 per cento.

NEA
Demokratia, con il 23,8 per cento dell’elettorato, e il Pasok, titolare di appena il 18 per cento dei consensi, solo formando una «grande coalizione» potrebbero conquistare fra 155 e 170 seggi sui 300 della Camera. È un margine labile e costruito, come detto, su campioni evanescenti. Il Pil è calato del 13 per cento in tre anni. Nello stesso arco di tempo, 1776 greci si sono tolti la vita. Nel 2011 lo Stato ha incassato tasse per 88 miliardi di euro, contro i 108 del 2008. Oggi Bruxelles scruterà Atene trattenendo il fiato.