Antonella Coppari
ROMA
«DOPO

le amministrative, dovete scoprire le carte: cari Bersani e Berlusconi, volete davvero andare a votare?». A chiederlo non è Monti, bensì Casini. Sì, perché più Pd e Pdl si differenziano, più lui protegge il premier. Che la tensione abbia raggiunto livelli elevatissimi lo dimostrano non solo l’assedio dei partiti sul fisco, non solo lo scontro sulla pubblica amministrazione («Se cambia la mia riforma — tuona l’ex ministro Brunetta — molliamo il premier»), non solo gli insulti fra gli alleati con Gasparri (Pdl) che definisce la Finocchiaro (Pd) una «vopos», paragonandola alla famigerata polizia della ex Germania dell’Est, dopo che lei aveva chiesto ai berlusconiani «colpevoli del distastro» economico di «sostenere la nostra proposta di uno sconto sull’Imu». Ma pure i fatti: ovvero, la richiesta di Cicchitto di un «chiarimento serio» con Palazzo Chigi.

SE TUTTO

ciò dipende “solo” da questo round elettorale o se invece è l’annuncio di una tempesta in arrivo che potrebbe essere rafforzata dall’esito delle presidenziali in Francia si capirà a bocce ferme. Pur non nascondendo l’irritazione per l’atteggiamento della maggioranza («contestano quello che hanno appoggiato in Parlamento»), Monti resta alla finestra, nella speranza che il nervosismo «passi» dopo il voto. Ma l’intensificarsi di voci di elezioni anticipate ad ottobre che fanno il paio con quelle di una tentazione dei falchi del Pdl — in pressing su Berlusconi— di andare all’opposizione mettendo nel conto una scissione (le colombe resterebbero con il premier: «Abbiamo bisogno di stabilità», conferma Scajola) spingono Casini a scendere in campo anche per non finire triturato nel gioco. «Chiederò un appuntamento a Bersani e Berlusconi per sapere se vogliono continuare a sostenere il governo e vogliono andare avanti o se ogni giorno vogliono trovare il modo di distinguersi». Magari con l’appoggio esterno. La novità è che apre ad un incontro con l’ex premier («inutile fingere che stia dietro le quinte», spiegano i suoi) ma, nel farlo, non parla di Alfano e già questo basta ad irritare il Pdl. «Vorrà dire che daremo chiarimenti a Cesa», taglia corto Napoli. Il leader dell’Udc precisa su Twitter che intendeva «Berlusconi-Alfano». Ma per ora ottiene risposte stizzite anche da Bersani: «Vedo che anche Casini si dedica alla pretattica. Noi non partecipiamo. Non siamo gente che trama alle spalle. Per noi si va al 2013. Chi ha intenzioni diverse non ce le attribuisca». Magari è vero, come dice Cesa, che gli attacchi dimostrano che si «coglie nel segno: allo stato, però, nell’agenda di Casini non c’è nessun vertice a quattro. Può darsi si tengano le carte coperte per strategia elettorale, ancorché sia più facile che ci siano contatti o incontri bilaterali.
PERALTRO
: un appuntamento c’è in calendario. Mercoledì alle dodici si devono vedere i tecnici di Pdl, Pd e Udc per tentare di chiudere sulla legge elettorale. A via dell’Umiltà danno per scontato che l’incontro sarà allargato anche ad Alfano, Bersani e Casini. «Se non sarà mercoledì — dicono — si vedranno comunque a breve per siglare l’intesa sulla riforma e sul finanziamento ai partiti». Gli alleati sono meno netti, certo è che potrebbe essere l’inizio di un confronto a 360°. Prima di quello con Monti.