Olivia Posani
Roma, 9 maggio 2012 - Le fibrillazioni politiche dopo i risultati delle amministrative sono alle stelle, ma {{WIKILINK}}Mario Monti  {{/WIKILINK}} non si scompone. «Fino a nota contraria — dice il Professore — credo che il voto non abbia conseguenze sulla vita o sugli orientamenti e le cose da fare».

Anzi, la tornata elettorale europea può e essere d’aiuto: «A fronte di una Germania che continua su una grande disciplina finanziaria, i francesi e gli italiani mostrano l’esigenza di maggiore crescita». Questo «rende più agevole la realizzazione dell’Agenda italiana per l’Europa».

Durante il convegno su riforme e crescita, a cui partecipa anche il commissario europeo Olli Rehn, il presidente del Consiglio mostra dunque ottimismo e replica alle polemiche delle ultime ore: «Le conseguenze umane della crisi dovrebbero far riflettere chi ha portato l’economia in questo stato e non chi da quello stato sta cercando di farla uscire».

Sembra parlare del numero di suicidi, ma il Professore respinge immediatamente una simile interpretazione: «Sia ben chiaro, non ho fatto riferimento ai suicidi, non mi permetterei di parlarne in un contesto come questo. Ho detto che le conseguenze umane della crisi sono molte, come le sofferenze economiche e sociali. Non mi sono riferito a nessun particolare governo. Mi spiace che tutto debba essere male interpretato o strumentalizzato, qui stiamo approfondendo temi, non facendo speculazioni politiche».

Ma qualche sassolino dalle scarpe se lo toglie ugualmente replicando indirettamente a chi è uscito malconcio dalla tornata amministrativa (come il Pdl) e dà la colpa dei risultati deludenti all’appoggio al governo. «Lo stato negativo e per certi versi drammatico dell’economia italiana — sottolinea Monti — è figlio di una insufficiente attenzione prestata in passato alle scelte di lungo periodo per le riforme strutturali. Tanti governi di legislatura non hanno utilizzato questa prospettiva, non hanno sempre fatto la loro parte per rendere il Paese adatto a creare crescita e occupazione».

E ancora: «Le forze politiche italiane sembrano inclini a chiedere di più e manifestano una certa intolleranza per la disciplina di bilancio. Molti sono pronti a dire ‘picchiate di più il pugno sul tavolo europeo’. Ma se il 16 novembre scorso avessimo picchiato il pugno senza dimostrare prima credibilità, il tavolo avrebbe avuto un sobbalzo e l’innalzamento dello spread e non ci sarebbe stata la possibilità di maggiore crescita».

Ora invece la crescita è possibile. «C’è più spazio per l’Agenda italiana. Avvertiamo l’esigenza di una crescita coerente con la disciplina di bilancio, ma non si può solo studiare misure. Esorto la Commissione europea a prendere un ruolo attivo. Il premier chiede poi di contabilizzare differentemente gli investimenti pubblici la restituzione dei debiti della pubblica amministrazione, magari con una soluzione europea. Rehn non chiude la porta, anzi. Così come non esclude (tema a cui Monti tiene molto) gli eurobond, almeno per il futuro.