di Silvia Mastrantonio

ROMA , 12 maggio 2012 - C’Èpreoccupazione negli ambienti della sicurezza. Per due ordini di motivi: il salto di qualità del gruppo anarchico che ha rivendicato l’attentato a Genova contro Roberto Adinolfi e la «chiamata alle armi» contenuta nel lungo documento inviato per posta.
«Con il ferimento di Adinolfi proponiamo una campagna di lotta contro Finmeccanica piovra assassina. Oggi l’Ansaldo Nucleare domani un altro dei suoi tentacoli, invitiamo tutti i gruppi e singoli Fai a colpire tale mostruosità con ogni mezzo necessario». È un appello a seguire l’esempio di questo nucleo, a moltiplicare le azioni contro obiettivi designati. Ansaldo, Finmeccanica. Tante le sigle indicate nel documento.
Per gli esperti si tratta di un vero e proprio appello ai «dormienti» e, insieme, a quanti non si riconoscono più in quell’ «anarch-ismo ideologico e cinico, svuotato da ogni alito di vita che solo nella teoria e nel presenzialismo ad assemblee e manifestazioni trova la sua realizzazione, il tutto invigliacchito da un cittadinismo che puzza di morte». E ancora. «Impugnando una stupida pistola abbiamo fatto un passo in più per uscire dall’alienazione del ‘non è ancora il momento’». Invece per la formazione che si richiama agli anarchici greci detenuti il momento è arrivato.
«Il linguaggio dello scritto è molto concreto e, nello stesso tempo, prolisso. Una caratteristica comune a tutti i gruppi della galassia anarchica», spiega un esperto dell’antiterrorismo. Il testo ora è al vaglio e sarà sezionato parola per parola ma sulla sua autenticità nessuno sembra nutrire dubbi. «È attendibile e ciò comporta che si può ritenere credibile la partenza di una nuova stagione di violenza». Il gruppo ha deciso di «alzare il tiro e deciso di abbracciare la lotta armata» ribadendo la «vocazione internazionalista».
In totale gli aderenti alla Fai, secondo l’Intelligence, sono circa cento-duecento persone. Si muovono e agiscono in singole cellule, a volte anche formate da un solo individuo, con pochissimi legami con gli altri. Funziona da cassa di risonanza e collante il web dove sono abili a dissimularsi.
Il testo, inoltre, racconta in qualche modo il passato di chi l’ha scritto: dalle manifestazioni di piazza all’area antagonista (da non sottovalutare, notano gli esperti, il riferimento al «territorio devastato dai treni ad alta velocità») fino al superamento della «paura» con il salto di qualità.
Il criminologo Francesco Bruno legge, in tutto questo, un disegno angosciante che travalica i singoli anarchici. «Qualcuno approfitta della debolezza politica del Paese per richiamare fantasmi del passato e far precipitare la situazione». Ma qualcuno chi? «È troppo presto per dirlo, ma sicuramente questi nuclei godono di soldi e appoggi».

PER SUGGELLARE il documento di rivendicazione è stato posto un logo non impiegato prima in Italia. Il simbolo è stato «adottato» dal gruppo greco Cellule di fuoco da parte del Fronte rivoluzionario internazionale che lo ha completato con un nuovo elemento. Secondo gli investigatori, la stella a cinque punte con inscritta la «A» di anarchia aggiunta apporta «una novità non solo formale ma anche sostanziale». Il logo sarebbe stato proposto, in passato, dagli anarchici italiani ai colleghi greci. Le 5 frecce di diversa lunghezza rappresentano strali che, da diverse direzioni, colpiscono unite il potere.