dall’inviato


Gabriele Moroni
Genova
UN FIL ROUGE

potrebbe legare gli attentati compiuti fra il 2004 e il 2005 contro caserme di polizia e carabinieri e quello all’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Intanto lo Stato alza il livello di guardia. Esplicite le parole del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ex prefetto di Genova: «Il rischio escalation esiste, è una situazione che richiede molto rigore e attenzione. Bisogna lavorare». Timore condiviso dal ministro della Giustizia, Paola Severino: «So quanto sia serio il ministro Cancellieri e quanto avrà pensato prima di rilasciare questa dichiarazione e quindi sono preoccupata, considero questo suo timore estremamente serio». E una circolare è già stata inviata a questori e prefetti; si invita a «potenziare ad ampio raggio l’attività info-in vestigativa con particolare riferimento agli ambienti eversivi e incrementare la vigilanza sugli obiettivi sensibili» soprattutto legati ad ambienti di lavoro e sociali.

GLI INVESTIGATORI

che lavorano sui bombaroli anarchici hanno ricostruito un importante organigramma. Le indagini partono da lontano. Il 29 marzo 2004 due esplosioni sventrano prima un contenitore di rifiuti e mezz’ora dopo un cassonetto dell’immondizia a pochi metri dall’ingresso della caserma di polizia Pietro Ilardi, nel quartiere Sturla. Il primo marzo 2005 due ordigni esplodono contro le caserme dei carabinieri di Pra’ e Sturla, un terzo ha ancora per obiettivo la Ilardi. Il giorno successivo la Fai rivendica gli attentati. Nell’estate 2008 i carabinieri intercettano una conversazione che si svolge su un’auto. Tre voci diverse parlano degli attentati. Ma la vettura è in movimento, la registrazione è «sporca», tre prezie non riescono a ripulirla cristallizzando le frasi più significative. Sui taccuini degli investigatori si depositano una mezza dozzina di nomi, tutti personaggi vicini a due circoli anarchici di Genova. Le indagini non si fermano. Una nuova informativa del Ros viene depositata di recente. I nomi salgono a una dozzina e fra loro non ci sono solo genovesi. Più di un movimento agita il sottobosco. Nello scorso novembre, nel sottopasso di piazza Caricamento, sono stati esposti due striscioni di solidarietà all’indomani del processo d’appello a Gianfranco Zoja e Riccardo Porcile, i due genovesi arrestati nel 2009. All’indomani dell’attentato ad Adinolfi sono state perquisite le loro celle a Catanzaro. Alla vigilia delle elezioni di maggio le scritte «Gambizziamo lo scrutatore» e «Uccidi l’elettore che è in te» sono comparse nei pressi della facoltà di architettura.

INVITI

che non possono non richiamare il nuovo corso imboccato dagli anarchici della Fai con il documento datato «Natale 2006, Paperopoli, casa di Paperino». Il dialogo fra i personaggi disneyani Paperino, Qui, Quo, Qua, Pippo, Archimede Pitagorico, è una risoluzione operativa per il passaggio dall’impiego dell’esplosivo a quello della pistola: «Dobbiamo far vedere che facciamo sul serio, che non ci nascondiamo dietro cervellotici ragionamenti e non abbiamo problemi a passare all’attacco anche a rischio di giocarci la vita». E ancora: «Bisogna usarne di più selettivi: pistole, non esplosivo. Chiunque riesce a procurarsele, noi invece andiamo avanti a dinamite, diserbante e qualche manciata di polvere nera. Io parlo per il nostro gruppo, ne abbiamo già discusso, abbiamo deciso di procurarcele e iniziare a usarle».