Elena Comelli
MILANO
MERCATI

europei nel panico all’avanzare del fantasma della dracma. Falliti tutti i tentativi promossi da tre differenti leader di partito ellenici di formare un nuovo governo politico, restano le ipotesi dei tecnici oppure nuove elezioni. Soprattutto diventano sempre più probabili il blocco degli aiuti e l’uscita dall’euro della Grecia. Ipotesi, quest’ultima, che potrebbe destabilizzare tutto il Vecchio Continente con pesanti ripercussioni su Spagna, Portogallo e Italia.

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il crollo delle Borse, con in testa Atene, che ieri ha perso il 4,27%, trascinando in particolare Madrid (-2,66%) e Milano (-2,74%), ma anche Parigi (-2,29%), Londra (-1,74%) e Francoforte a -1,94%. Anche Wall Street è partita in calo appesantita anche dalle dimissioni del capo della divisione investimenti di JPMorgan, Ina Drew. Crescono tra gli analisti anche i timori sulla tenuta dei Paesi considerati sino ad oggi solidi. Dopo l’elezione in Francia di François Hollande, che in campagna elettorale aveva duramente criticato la politica del rigore ed auspicato un nuovo corso in favore della crescita, il recente tracollo elettorale di Angela Merkel nelle elezioni regionali in Nord Reno-Vestfalia ha alimentato ulteriormente le paure dei trader, gettando nel caos le piazze finanziarie del Vecchio Continente. Pesanti le ripercussioni anche per il mercato dei debiti sovrani, dove lo spread fra il Btp decennale e il Bund tedesco è salito a 435 punti base, con un rendimento del 5,72% (per Reuters, che calcola il decennale con scadenza settembre 2022 invece che marzo, lo spread è arrivato addirittura a 444 punti e il rendimento al 5,88%). Non è tanto lontano il differenziale tra Spagna e Germania, arrivato ieri a 475 punti, col tasso sui Bonos in rialzo al 6,21%. Sempre sul fronte dei titoli di Stato, buona accoglienza per le aste sul mercato primario, sia in Italia che in Spagna: il Tesoro ha collocato ieri Btp a 3 anni per un controvalore di 3,5 miliardi, con tassi stabili al 3,91%, e Madrid ha emesso titoli a 12 e 18 mesi per complessivi 2,9 miliardi, con tassi in netto rialzo.

GLI INVESTITORI

però continuano a riposizionarsi sul Bund tedesco, tra i beni rifugio per eccellenza in questa fase di incertezza. Non a caso, il tasso di rendimento dei titoli di Stato tedeschi a 10 anni ha toccato ieri mattina un nuovo minimo storico all’1,45%, dopo l’1,515% di venerdì. Sul mercato dei debiti sovrani, infatti, più è alta la domanda e maggiore è il prezzo del titolo, per cui il rendimento tende a scendere. Ormai gli investitori che vogliono accedere al debito tedesco sono ridotti a pagarlo carissimo senza guadagnarci nulla, visto che i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi sono scesi sotto il livello dell’inflazione, come se una banca pagasse i suoi clienti che vogliono accendere un mutuo, piuttosto che viceversa. Quindi, paradossalmente, la Germania ci guadagna sulle disgrazie della Spagna e dell’Italia.

SCENDE

anche l’euro, ai minimi da gennaio sul dollaro, fino a quota 1,2872 dollari, mentre cadono le quotazioni petrolifere internazionali, a New York fino a 94 dollari al barile (mai così in basso dallo scorso dicembre) e a Londra fino a 110 dollari, ai minimi dalla fine di gennaio. Anche l’oro, come sempre condizionato dal rafforzamento del dollaro sull’euro, è sceso sotto i 1.600 dollari l’oncia per la prima volta dall’inizio del 2012. Tutti segni che dimostrano il pessimismo degli operati per le sorti dell’economia globale.