Achille Perego
MILANO
UN BRACCIO

di ferro tra l’Europa del rigore (la tedesca Merkel) e quella della crescita (capitanata dalla nuova Francia di Hollande) mentre sale l’incendio della crisi greca e si allarga lo spettro di quella spagnola. In un nuovo lunedì nero per le Borse e mentre cresce la preoccupazione dell’America di Obama verso i ritardi dell’Eurozona («Una minaccia per l’economia degli Usa» l’ha definita il Wall Street Journal ma la Casa Bianca rimane «fiduciosa»), ieri a Bruxelles è cominciata la maratona di Eurogruppo ed Ecofin, alla vigilia del primo faccia a faccia di oggi tra la cancelliera tedesca e il neo presidente francese, in vista del vertice straordinario del 23 maggio.
La riunione dei ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell’Eurozona ha preso atto di una situazione che si fa ogni giorno più critica e aumenta i timori nelle cancellerie europee. Dove cresce l’attesa per l’insediamento di Francois Hollande all’Eliseo e soprattutto per l’incontro che oggi avrà a Berlino con Angela Merkel, mentre Hollande sentirà via telefono Mario Monti, forse per cominciare a contrastare insieme il rigorismo tedesco. Che ieri ha subito una prima, significativa sconfitta al Parlamento europeo.

LA COMMISSIONE


per gli affari economici e monetari ha approvato infatti la creazione di un Fondo di redenzione, un meccanismo di garanzia (stile eurobond, da sempre osteggiati dalla Germania) per i debiti che superano il 60% del Pil. Non è passata invece la proposta di scorporare gli investimenti pubblici dal calcolo del deficit strutturale, come auspicato anche da Monti. Ma Pd e Pdl riproporranno l’emendamento.Del resto, dopo la batosta elettorale, la stessa Merkel ieri ha abbassato i toni sostenendo che «per la Grecia sia meglio restare nell’Eurozona». e a Hollande ha mandato un messaggio preciso il falco Wolfgang Schauble, ministro delle Finanze di Berlino: «Il presidente francese sa di non poter cambiare il fiscal compact».
Se una portavoce della Commissione di Bruxelles ha ridimensionato l’attacco ad Atene del presidente Josè Manuel Barroso (non si riferiva alla Grecia quando sosteneva che chi non rispetta le regole deve rinunciare all’euro) e se il ministro degli Esteri belga Didier Raynder auspica nuovi aiuti per evitare «la catastrofe» dell’uscita della Grecia, l’Eurogruppo ha dovuto fare i conti anche con la crisi spagnola e la necessità di trovare il modo di mettere in sicurezza le sue banche.