Roberto Giardina
BERLINO
«È UN GIORNO

amaro, e la sconfitta dolorosa», ammette Angela Merkel, a 24 ore dal disastro della sua CDU in Nord Renania Westfalia, il risultato peggiore dalla fine della guerra, il 26 per cento, otto punti in meno rispetto ad appena venti mesi fa. Ma, aggiunge subito, «ciò non tocca affatto la linea di rigore scelta in Europa. Il risparmio non è in contraddizione con lo sviluppo».
Stasera, la Cancelliera incontra il nuovo presidente francese, il socialista Francois Hollande, e si sbaglia chi prevede un’Angela indebolita e più disponibile al compromesso: «Non ci sono alternative, il patto fiscale già firmato dai partner europei, non si tocca». Anche i giornali francesi si dimostrano equilibrati nel valutare quanto è avvenuto domenica nel Land più popoloso della Germania (quasi 18 milioni di abitanti, oltre 13 milioni di elettori). Il successore di Sarkozy, ritengono quasi concordi, ‘il cagnolino di Angela’, come lo rappresentavano i disegnatori satirici, non avrà un incontro facile a Berlino.

CON


lealtà teutonica, la Merkel non abbandona colui che ha guidato nella regione la CDU a una prevedibile Waterloo, il ministro all’ecologia, Norbert Röttgen, mandato a combattere in provincia: «Si festeggiano insieme le vittorie, e si condividono insieme i fallimenti». Belle parole, ma a Berlino si prendono le distanze. Il risultato di Düsseldorf non avrà conseguenze sul governo federale. Ed è l’interpretazione comune dei commentatori tedeschi, favorevoli o contrari a Frau Angela, dalla Suddeutsche Zeitung alla Franfurter Allgemeine Zeitung.
«È stata una partita decisa dalle personalità», scrive la Westdeutsche Zeitung, che è il giornale più diffuso in Nord Renania Westfalia. La leader dell’SPD, Hannelore Kraft, sa parlare alla gente, conosce la regione, Röttgen è rimasto un berlinese, come dire uno straniero. Lo slogan scelto da Frau Hannelore era ‘L’SPD è un Currywurst’, una salsiccia, e tutti capivano il messaggio: è un partito popolare, semplice, e nutriente.
Ma può funzionare su scala nazionale alle elezioni del settembre 2013? si chiede ‘Der Spiegel’, il settimanale mai troppo tenero con la Merkel: l’SPD si trova innanzi a un dilemma, o si dissocia dalla politica di risparmio della Cancelliera, e rischia di spaventare gli elettori (il 55% è d’accordo, e non vuole sprecare i risparmi del paese per aiutare greci, o italiani), o l’appoggia, e allora non si profila abbastanza per chiedere un cambio al governo. Inoltre, continua la rivista, ad analizzare bene il voto, non è affatto un trionfo per i due grandi partiti storici, che vanno perdendo i giovani elettori. In dieci anni, la CDU e la SPD insieme hanno perso il 40 %, a favore degli astensionisti, o dei giovani Piraten. Non è un buon segno per il Paese.
Tutti concordi nel sottolineare che la sconfitta non va interpretata come un ‘nein’ alla Merkel, ma l’

Hamburger Abendblatt, giustamente riconosce che «se invece questa è l’interpretazione data all’estero», sia pure sbagliata, il prestigio, e la forza della Cancelliera potrebbero risentirne nel confronto con i partner europei. Angela, forse, ha trovato la sfidante per la Cancelleria: Hannelore Kraft, appena cinquantenne, scrive la Frankfurter Rundschau, vicina all´SPD, pensa che i debiti non siano pericolosi, al contrario di Angela, ma «è una Merkel in rosso», che emana un´aurea materna, rassicurante. La Germania forte, ma che si sente assediata, si affida alle donne.