IRRESPONSABILE e destabilizzante: così l’Abi definisce il declassamento bancario da parte di Moody’s. Le 26 banche italiane si sarebbero lasciate travolgere da quell’austerity che lo stesso Moody’s invocava come premessa del risanamento. Ovvia contraddizione. Ma c’è di più. C’è il sospetto del «disegno criminale» dice Casini. Esagera? Niente affatto. Lo scriviamo da anni. Le agenzie di rating sono un monumento di conflitti d’interessi. Talvolta la loro attività prefigura reati come l’aggiotaggio (rilasciare notizie false o manipolate per influenzare la quotazione dei titoli) o l’insider trading (sfruttare notizie riservate per realizzare profitti speculativi).

NON È UNA SORPRESA.

Soprendente piuttosto è la rassegnazione quasi masochistica con la quale l’Europa della moneta comune si fa strapazzare.
Potrebbe difendersi? Potrebbe e dovrebbe. Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, di recente ha suggerito di limitare i poteri di Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch, le prime due americane, la terza francese (con sede a Wall Street).
Giusto. Ma come? C’è un solo sistema in un mercato libero: la concorrenza, vale a dire contrapporre alla loro egemonia un’agenzia europea. In caso contrario le tre perverse sorelle continueranno a fare il bello e il cattivo tempo nell’interesse delle società finanziarie che le controllano. Ne citiamo alcune: Capital World, Vanguard Group, Blackrock, State Street e altri fondi e banche.

QUESTI INVESTITORI



hanno una doppia veste. Da un lato sono azionisti e dall’altro utilizzano i rating emessi dalle controllate per acquistare o vendere titoli obbligazionari. Ma così facendo condizionano le politiche di tutti i fondi e le banche del mondo. Approfondiscono le spirali negative. Aggravano i costi di rifinanziamento. Sottraggono risorse alla crescita. Deprimono l’economia e l’occupazione. Esempio classico: la Grecia. Al di là del dissesto cronico dei suoi conti pubblici è innegabile che i declassamenti a raffica del debito sovrano abbiano trasformato una crisi in una catastrofe. Nessuno nega che le tre succitate agenzie abbiano il diritto di operare. Ma le loro pur legittime speculazioni vanno sottoposte a scrutinio. E secondariamente vanno contestate ad armi pari. Anche l’Europa deve poter esprimere rating che siano meno parziali, meno interessati, meno inaffidabili.
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