Matteo Palo
ROMA
MANCANO

2,2 miliardi di euro. L’allarme, relativo all’Imu, arriva da uno studio dell’Ifel, l’istituto che si occupa di finanza locale per conto dell’associazione dei Comuni italiani, l’Anci. E, anche se il governo si affretta a smentire, fa accapponare la pelle. La prima rata della nuova imposta sugli immobili, da pagare entro il prossimo 18 giugno, rivelerà che i calcoli dell’esecutivo sono sballati. Il gettito sarà più basso rispetto alle previsioni e, a meno di produrre un buco nei conti pubblici, servirà un ritocco al rialzo delle aliquote per le rate successive.
La questione nasce dal fatto che le stime del ministero dell’Economia sono fondate sui dati catastali. Mentre quelle dell’Ifel sono state realizzate guardando alle basi imponibili Ici (identiche a quelle Imu) e a 1.200 sondaggi presso le amministrazioni. Il risultato è che i numeri in mano al governo sono mediamente del 15% più alti rispetto a quelli dell’Ifel. Insomma, sono troppo ottimistici e, alla fine, l’Erario incasserà meno del previsto. Secondo l’Ifel, si rischia di avere un minor gettito dall’imposta tra 1,9 e 2,5 miliardi di euro.

L’IPOTESI


intermedia, 2,2 miliardi, peserebbe per 1,3 miliardi sulle casse dei sindaci e per circa 900 milioni su quelle dello Stato centrale. La soluzione? Tanto semplice quanto drammatica da mettere in atto: aumentare tutte le aliquote, anche quella sulla prima casa, dello 0,1 per cento. Utilizzando una possibilità peraltro prevista dalla legge.
E le parole dell’esecutivo confortano poco. Perché smentiscono solo a metà quanto rilevato dall’Ifel. Spiega il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani
(foto Imagoeconomica): il governo «è fiducioso» sui risultati del gettito stimato dalla prima rata dell’Imu e «ragionevolmente auspica di non dover intervenire» sull’ipotesi di rialzo dell’aliquota della seconda rata. «Aspettiamo i dati del gettito di giugno e poi decideremo». Insomma, il pericolo è reale. Il gettito complessivo atteso è stimato intorno ai 21 miliardi. Se la prima rata non dovesse toccare quota 10 miliardi, l’esecutivo dovrebbe tornare a pescare nelle tasche degli italiani.

UNA VAGHEZZA,

quella del governo, che non piace al presidente dell’Anci, Graziano Delrio: «I dati sull’Imu sono quelli che abbiamo messo agli atti in conferenza Stato-città, dove avevamo detto che sarebbero mancati dai 2 ai 2,5 mld di euro al sistema complessivo. Non vorremmo che il governo si stupisse: abbiamo sempre detto che non era giusto fare i tagli ai Comuni sulla base di quelle stime». Per questo, i Comuni chiedono, per bocca del sindaco di Reggio Emilia, «al governo di cambiare quanto prima l’Imu; il rischio è che possano scoppiare delle tensioni sociali nel nostro Paese dopo il pagamento della prima aliquota».