di Andrea Cangini

ROMA, 23 maggio 2012 - IL PROFESSOR Roberto D’Alimonte, principe degli analisti politici, la mette così: «Il centrodestra si è sbriciolato, il centrosinistra gode di meriti non propri, milioni di elettori cercano una rappresentanza che non c’è. Tutto cambierà, ma non è chiaro come: hic sunt leones». Situazione eccellente, dunque, per chi ama le novità.

LE AMMINISTRATIVE hanno confermato l’abissale impopolarità dei partiti, chi pure si illudeva che bastasse varare una nuova legge elettorale e assestare un colpo d’ascia al finanziamento pubblico per riconquistare un minimo di appeal ha cambiato idea: ammesso che le nuove norme vedano la luce, non basterà, ammettono nel Pdl come nel Pd. Dunque, chi ha ambizioni politiche è invogliato a «scendere in campo», chi è già in campo è obbligato ad indossare panni nuovi secondo la sempreverde retorica gattopardesca.
Alla prima categoria appartiene il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo (foto Olycom), che oggi sul Corriere ribadirà la necessità di dare al Paese una nuova classe dirigente. Attraverso la sua fondazione, Italiafutura, e grazie a solide sponde nel mondo confindustriale, ha già costruito l’ossatura di un movimento politico che i sondaggi danno addirittura al 20%: è presente in 10 regioni, ha 40mila iscritti, ha reclutato il fior fiore dell’intellettualità nazionale. Legge elettorale permettendo, non intende fare alleanze prima del voto ma vuole ricostruire il centrodestra. Come Berlusconi nel ’94, meglio di Berlusconi nel ’94. Tra i suoi c’è chi gli consiglia di ispirarsi a Beppe Grillo e non candidarsi in prima persona. Un consiglio a doppio taglio, difficile da seguire. A sinistra lo sanno, e fibrillano. «Se stiamo fermi siamo finiti», ha confidato Bersani.

NEL PD SI RAGIONA sulla nascita di una lista dei sindaci (c’è chi spera di convogliarvi l’irrequieto Matteo Renzi) che raccolga anche qualche attuale ministro, qualche nome della mitica società civile e fiancheggi l’alleanza con Vendola e Di Pietro. Carlo De Benedetti, editore di Repubblica, punta più in alto. Vuol essere il king maker del nuovo ciclo politico e il Pd gli fa orrore. Caldeggia in proprio la nascita di una lista civica nazionale e spera che lo scrittore Roberto Saviano accetti di guidarla. Sia De Benedetti, sia il ministro Corrado Passera, sia il direttore di Repubblica Ezio Mauro hanno cercato di convincerlo. Ad oggi non ci sono riusciti. Nell’altra metà del campo regna il caos. Alfano, politicamente parlando, è un morto che cammina. Si attende un colpo di genio di Berlusconi. Più d’uno, forse. L’impressione è che attorno ad un Pdl radicalmente rigenerato, e grazie al “guru” Marco Montemagno in grado di usare la Rete, possano nascere nuove sigle. Giulio Tremonti è tentato, ex socialisti del calibro di Gianni De Michelis confidano in lui. Quel che manca è il nome del candidato premier. Un nome da trovare «fuori dalla politica», secondo Berlusconi.

E SE IL CAVALIERE resterà nelle retrovie, un’alleanza con Casini sarà possibile. Quanto alla Lega, chi la dà per finita sbaglia. Vinto il congresso, Maroni conta di prendere a modello la Csu bavarese: una Lega il più possibile lontana da Roma e radicata sul territorio. Ma non pregiudizialmente ostile ad un nuovo centrodestra. Dipende.
Tra dieci mesi si vota: i leoni, come la cartografia romana indicava gli abitanti di terre inesplorate, devono ancora manifestarsi.