Nuccio Natoli
ROMA
«LICENZIARE nel settore privato sarà più facile, mi auguro che lo stesso accada nella pubblica amministrazione». Mentre la riforma del mercato del lavoro (art. 18 compreso) va avanti al Senato, il ministro del Welfare, Elsa Fornero, esorta il collega della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi a rompere gli indugi per i lavoratori statali. Il ministro chiamato in causa replica un po’ stizzito: «Il licenziamento degli statali è già previsto nel testo predisposto per la legge delega». I sindacati, invece, insorgono subito: «A Fornero va ricordato che è il ministro del Lavoro, non dei licenziamenti», accusa la Cgil. La sortita del ministro del Lavoro sembra voler tracciare un percorso. Da una parte Fornero ha assicurato «con Patroni Griffi stiamo lavorando insieme, non vogliamo che ci siano difformità di trattamento tra pubblico e privato», dall’altra chiosa che «la possibilità di licenziare va inserita nella delega per i dipendenti pubblici». Perché «troppe protezioni fanno male al Paese e, soprattutto, fanno male a chi non le ha».

E’ EVIDENTE che «qualche cosa» non collima tra la visione di Fornero e di Patroni Griffi. E non a caso il titolare della Funzione pubblica mette per scritto che «a questo punto ritengo sia opportuno approfondire alcuni aspetti tecnici in Consiglio dei ministri». All’inizio di maggio Patroni Griffi aveva comunicato che era stata raggiunta un’intesa di massima con i sindacati su uno schema di delega per il lavoro pubblico con il quale modificare le norme sui licenziamenti disciplinari. Fornero, sembra chiaro, non ritiene che quanto c’è nella delega sia sufficiente: «Non è possibile che diciamo certe cose per il privato e non le applichiamo sul pubblico». Il «nodo» da sciogliere è quello dei licenziamenti «disciplinari» e per i casi di «crisi aziendali». La riforma dell’art.18 per i lavoratori privati prevede che per i licenziamenti per motivi economici (crisi aziendali) o disciplinari, tranne casi «manifestatamenti insussistenti», non ci sia più il reintegro ma scatti il diritto a un’indennità che decide il giudice. Fornero, però, ha dato un indizio: «La spending review (analisi di tutte le spese pubbliche, ndr) sarà tostissima. Ci sarà un taglio fortissimo sulla spesa pubblica improduttiva e sugli sprechi». Sembra una chiara esortazione a equiparare i licenziamenti per crisi aziendali, agli eventuali tagli ai servizi pubblici improduttivi o spreconi con conseguente esubero di personale.

I SINDACATI non hanno perso tempo ad alzare le barricate. «E’ incomprensibile il furore ideologico del ministro sui dipendenti pubblici. Le norme sui licenziamenti nel settore pubblico ci sono, e sono molto rigide e dettagliate. Non serve alzare polveroni mediatici solo per fomentare divisioni tra lavoratori privati e pubblici. Piuttosto, il ministro si concentri per risolvere il dramma degli esodati», attacca il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. Sulla stessa linea la Uil: «L’equiparazione tra pubblico e privato va bene, ma deve esserci anche sul rinnovo dei contratti».