Iacopo Scaramuzzi
CITTÀ DEL VATICANO
CHI LO conosce è rimasto incredulo, esterrefatto. Paolo Gabriele, detto ‘Paoletto’ in Vaticano, è mite e gentile. Ha 46 anni, è sposato, ha tre figli piccoli. E dal 2006 svolge un ruolo per il quale servono discrezione e segretezza: il maggiordomo del Papa. È l’assistente di camera, la sua ombra, vive con lui: lo aiuta a vestirsi la mattina e coricarsi la notte, gli serve a tavola, lo accompagna alle udienze in piazza San Pietro e quando va in vacanza.
E ‘Paoletto’ ha svolto questo compito egregiamente. Fino a ieri. Quando la Santa Sede ha rivelato che sarebbe proprio lui la ‘talpa’ che in questi mesi ha passato alla stampa italiana i documenti riservati che hanno spinto il Palazzo apostolico sull’orlo di una crisi senza precedenti nella storia.
Il portavoce vaticano non ha confermato che Paolo Gabriele sia sotto torchio. Le prime voci dell’arresto, avvenuto l’altroieri, si sono diffuse via internet. E padre Federico Lombardi ieri è intervenuto per dichiarare, scarnamente, che era stata individuata «una persona in possesso illecito di documenti riservati». Nessun nome, nessuna traccia dell’identità del corvo nelle comunicazioni ufficiali. Ma diverse voci ufficiose, nella gendarmeria e in altri ambienti vaticani, hanno fatto sapere che a finire «in stato di arresto» era proprio il maggiordomo del Papa. Una mole ingente di documenti riservati è stata trovata dalla Gendarmeria Vaticana in un appartamento di via di Porta Angelica, dove vive con la famiglia. Rischia 30 anni di carcere: il reato del quale è accusato, la violazione della corrispondenza di un Capo di Stato, equivale ad attentato alla sicurezza dello Stato.

UNA FONTE vicina al Papa sottolinea come «si tratti di vicende dolorose» e come il Pontefice, «consapevole della situazione», mostri «partecipazione» e sia «addolorato e colpito». Erano mesi che dalle mura Leonine uscivano lettere classificate, memorandum sub secreto, per finire sui giornali. Il botto più forte è stata la pubblicazione, avvenuta in questi giorni, di un intero libro zeppo di carte riservate, ‘Sua Santità’ di Luigi Nuzzi, che ha messo in forte imbarazzo il Vaticano. Ne esce il quadro di uno Stato pontificio attraversato da trame e veleni, dove il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, emerge come figura incapace di aiutare il Papa a governare la Chiesa cattolica mondiale. Gli uomini del Papa hanno deciso di indagare. Si è mossa la gendarmeria vaticana, si è mossa la Segreteria di Stato, e il Papa ha incaricato tre cardinali di lunga esperienza — Herranz, De Giorgi e Tomko — di svolgere un’inchiesta interna. «Sono poche le persone che hanno accesso alle carte del Papa», era il ritornello. Eppure, fino a ieri, nessun risultato.

SI CONCLUDE, con toni da romanzo giallo, la prima fase dell’inchiesta. Non senza che anche in Vaticano aleggino scetticismi e perplessità. Paolo Gabriele ha dormito per la seconda notte in una camera di sicurezza della gendarmeria nello Stato pontificio. Le indagini sono portate avanti dal ‘promotore di giustizia vaticano’ Nicola Picardi. Che deve capire sia se il maggiordomo sia effettivamente colpevole, e, soprattutto, il movente. E se la ‘talpa’ aveva dei complici. Perché — racconta Nuzzi nel suo libro — attorno alla sua fonte c’erano numerosi funzionari vaticani, intermediari, autisti e altre figure. La storiaccia della fuga di notizie non è affatto conclusa, mentre la notizia dell’arresto di ‘Paoletto’ è rimbalzata ieri sui media di tutto il mondo.