Ugo Bonasi
ROMA
SILVIO BERLUSCONI

esce dal guscio e propone a Pd e Udc di riformare le istituzioni puntando all’elezione diretta del capo dello Stato sul modello francese, così «decideranno direttamente i cittadini» e l’Italia, da ingovernabile come la Grecia, si trasformerrebbe in una nuova Francia «dove in pochi giorni i cittadini hanno eletto un presidente che subito dopo è andato ai vertici internazionali». Qualcuno coglie l’occasione e lo stuzzica. «Io al Quirinale?... Farò quello che mi chiederà il Pdl. Certo, non è una mia ambizione, ma ci sono responsabilità a cui uno non si può sottrarre...». Così, Berlusconi in pratica si mette ai nastri di partenza per diventare il successore di Napolitano tra un anno. Anche perché non pensa a palazzo Chigi, dove Monti potrebbe rimanere per parecchio: «Ne ho già discusso nel Pdl e confermo che preferirei non essere il candidato premier...». Consapevole che il suo ciclo governativo è chiuso, l’ex premier sembra effettivamente puntare al Colle, almeno ora e a parole. La conferma è arrivata poco dopo, sempre nel corso dell’incontro stampa al Senato, quando Angelino Alfano al suo fianco ripropone l’argomento scivolando su una gaffe: «Come dice il presidente della Repubblica... volevo dire, il presidente Berlusconi». L’ex premier sorride compiaciuto: il messaggio è lanciato.
La proposta, che ha già raccolto 120 firme, è già stata presentata, ma Berlusconi sa che solo con un largo consenso si può arrivare in tempo al traguardo e così spiega a grandi linee la sua offerta agli «amici dell’opposizione» (altra gaffe voluta per ricordare dove stavano Pd e Udc ai suoi tempi) che comprende anche la riforma della legge elettorale. Ma senza preconcetti, assicura: se accetteranno la «profonda innovazione», saremmo disponibili a seguirli sulle loro idee anche sul sistema elettorale.

PORTE APERTE


dunque ad una riforma condivisa che di certo è già stata analizzata nelle scorse settimane dai tecnici dei tre partiti. E’ stato poi Alfano a spiegare che la proposta prevede le primarie per i candidati al Quirinale: così «saranno i cittadini a decidere». Il presidente della Repubblica nominerà poi il primo ministro. Il leader del Pdl è consapevole che la riforma si fa ora o mai più. Per questo motivo è disponibile, in cambio della riforma presidenzialista, ad accettare le proposte di riforma elettorale che verranno dagli altri partiti. Berlusconi ha dovuto anche parlare della salute del Pdl. «Siamo al 23,6 per cento», ha assicurato confermando che rimarrà alla presidenza e che il partito «non si scioglie né si divide». E’ anche convinto che Grillo non gli somigli: «E’ il mio opposto».