Benedetta Salsi
SAN CARLO (Ferrara)
LIQUEFAZIONE

. Un termine tecnico, che i ferraresi non pensavano potesse divenire così familiare, prima di una settimana fa. Ma — mentre oltre 7mila sfollati vivono nei palazzetti, nelle tendopoli (improvvisate e non), nei camper o in auto, parando i colpi delle continue scosse, decine al giorno — è questo il nuovo incubo del dopo-terremoto. Sabbia miscelata all’acqua delle falde alte, che ha ricoperto per giorni San Carlo, Mirabello e XII Morelli, i paesi costruiti, uno dopo l’altro, sopra il letto del vecchio fiume Reno. Non si parla d’altro. «In una sola mattina, dal mio giardino, ne hanno portati via 14 camion», racconta sconvolto un pensionato. Un magma scuro che ribolle dai tombini e dai pozzi. Dove non trova un pertugio si fa largo spaccando l’asfalto in impressionanti voragini, solleva case, marciapiedi, cancelli; inonda gli scantinati. Un mare di melma fuoriuscito sotto la spinta delle onde sismiche, che ha lasciato dietro di sé, in profondità, tunnel e cavità; vuoti che fanno inclinare i palazzi. E il rischio vero, oggi, è quello di sprofondare.

«SI VIVE

come sulle sabbie mobili», sillabano gli abitanti rimasti con lo sguardo fermo. Hanno piantato righelli nei loro terreni. «Siamo già scesi di 15 centimetri», scandiscono furibondi. Gli altri, oltre 150, nella serata di venerdì sono stati evacuati da cinque vie e una piazza («per precauzione»), tra le tensioni. «Hanno sgomberato i numeri civici dispari di una strada e non quelli pari. Che senso ha? Avevano sottovalutato il problema all’inizio e ora corrono ai ripari, ma non ci dicono la verità. Non vogliamo morire sotto le macerie», gridano in lacrime. Tutto allarmismo, secondo le istituzioni. Era doveroso farlo, dicono, «il pericolo c’è».
Il «fenomeno ha creato problemi alle fondazioni di alcuni edifici», spiegano i tecnici accorsi in massa a studiare il ‘caso San Carlo’, unico in Italia a memoria d’uomo. Per questo, dopo il vertice di ieri mattina, è stato stilato un programma di indagini geologiche, geotecniche e geofisiche, che coinvolgerà i più importanti enti scientifici italiani. Il panorama, tutto intorno, è desolante. Il meraviglioso e imponente lampadario, donato da Italo Balbo, continua a pendere dallo squarcio del Municipio di Sant’Agostino, ancora in bilico, macabra effigie della precarietà. L’antica e precaria ciminiera dell’ex fabbrica di pomodori, nel centro di Bondeno, verrà smontata oggi. La torre calerà di 12 metri.

I CAMPANILI


delle frazioni, ancora in bilico di fianco ai resti delle chiese per cui risuonavano, attendono il loro destino. Entro domani sarà abbattuto quello di Buonacompra, nel Centese. Lo seguirà a breve quello di Reno.
E ieri, sotto il sole torrido, è arrivato nel campo sportivo di Bondeno il feretro di Leonardo Ansaloni, l’operaio di 51 anni morto domenica nel crollo della
Ceramica Sant’Agostino, durante il turno di notte. La bara, coperta da fiori arancio, è stata portata a spalla dai vigili del fuoco volontari, per l’ultimo abbraccio: quello dei genitori Aires e Rossana, della moglie Gloria e dei figli Eleonora di 18 anni e Nicolò, di 8. Distrutti dal dolore anche i titolari del colosso industriale, Ennio e Mauro Manuzzi. Gli stessi che, insieme agli altri imprenditori, dovranno fare i conti con i 17 indagati, per omicidio colposo, iscritti nel fascicolo della procura, aperto come atto dovuto dopo la tragedia. E il numero è destinato a salire.