Silvia Mastrantonio
ROMA
È DI FURTO

aggravato, per ora, l’accusa formulata nei confronti di Paolo Gabriele, 46 anni, sposato con tre figli, il maggiordomo del Papa rinchiuso in camera di sicurezza all’interno del Vaticano. La conferma è arrivata ieri in forma ufficiale da padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, che in una imbarazzata conferenza stampa ha avallato quanto trapelato nelle ore precedenti.
Paolo Gabriele, cittadino vaticano, è stato arrestato «per possesso illecito di documenti riservati» rinvenuti nella sua abitazione all’interno della Città del Vaticano. Fugato ogni dubbio sulla competenza delle indagini.
L’uomo, provato e assorto in preghiera in una stanzetta di quattro metri per quattro, «rimane tuttora in stato di detenzione» fino a che non sarà chiarito «un quadro adeguato della situazione oggetto di indagine». Del resto, sono in molti a ritenere che Gabriele abbia avuto dei complici.
Sul caso si è conclusa la prima fase di «istruttoria sommaria» sotto la direzione del Promotore di giustizia, professor Nicola Picardi, e si è avviata la fase dell’«istruttoria formale» affidata al giudice istruttore, professor Antonio Bonnet.

«L’IMPUTATO




— sempre secondo padre Lombardi — ha nominato due avvocati di sua fiducia, abilitati ad agire presso il Tribunale vaticano, e ha avuto la possibilità di incontrarli. Essi potranno assisterlo nelle successive fasi del procedimento. Egli gode di tutte le garanzie giuridiche previste dai codici penale e di procedura penale in vigore nello Stato della Città del Vaticano». Il portavoce della Santa Sede ha voluto così smentire le ipotesi circolati sui capi di accusa che prevedevano la detenzione fino a 30 anni. Qualche precisazione anche sulle scadenze: «Non bisogna pensare a tempi brevi».
Paolo Gabriele avrebbe preferito non rispondere alle domande e sarebbe rimasto in silenzio dinanzi alle contestazioni, anche se, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe invece fatto già due nomi agli inquirenti. Le prove, contro di lui, si sarebbero fatte ancora più concrete dopo la scoperta nell’appartamento di famiglia all’interno del Vaticano (nello stabile dove vive la mamma di Emanuela Orlandi) di «apparecchiature sofisticate per la riproduzione di testi riservati» e addirittura «casse di documenti». Ma non solo: al vaglio ci sono anche i tabulati telefonici e i conti correnti dell’arrestato, anche se il movente per soldi pare essere escluso.
«Un duro colpo», ha sintetizzato la moglie del maggiordomo di Ratzinger. Quel che padre Lombardi non ha, invece, detto ai giornalisti, l’ha scritto in un editoriale di

Octava Dies nel quale insiste sulla lotta contro il male.
«Dobbiamo scegliere se stare sotto la bandiera del demonio o sotto quella di Gesù. Sotto la prima ci si arruola cercando la ricchezza, l’onore vano, la superbia... sotto quella di Gesù amando la povertà, spirituale e materiale». Più avanti il portavoce vaticano ricorda l’importanza dei «buoni amici» che ci aiutano a restare con il Signore.
Il riferimento agli «amici» non è casuale. In molti, dentro al Vaticano, sono convinti che se Paolo Gabriele è il «corvo», non è possibile che abbia agito da solo.

LO STESSO CONFESSORE



del maggiordomo del Papa appare convinto della dedizione di Gabriele verso il Pontefice, ma pure ricorda di «scontri» con alcuni personaggi molto potenti dentro le mura. Don Vitaliano Della Sala non ha dubbi: Gabriele è solo un capro espiatorio.