Roma, 27 maggio 2012 - RUOTA attorno al cardinale Tarcisio Bertone la spirale di polemiche, veleni, fughe di notizie che si sta avvitando in queste settimane in una crisi senza precedenti per la storia del Vaticano ed è culminata con il siluramento del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e l’arresto del maggiordomo del Papa. Salesiano, estroverso, il segretario di Stato vaticano fu scelto da Benedetto XVI sulla scorta di affiatamento lavorativo e intesa caratteriale nati all’epoca in cui Ratzinger era prefetto e Bertone segretario della congregazione per la Dottrina della fede. Quando il tandem si ricreò ai vertici della Chiesa non furono poche le perplessità che, fin da subito, accolsero il principale collaboratore del Pontefice: non è un diplomatico, non parla inglese, ha uno stile poco in linea con la discrezione della curia romana. E gli incidenti non sono mancati. A Bertone sono state ascritte molte smagliature dei primi anni di governo di Ratzinger, dalle nomine episcopali annullate – Wielgus in Polonia, Wagner in Austria – alle proteste dei vescovi per la revoca della scomunica ai lefebvriani, dalle frizioni con la Cei alle interazioni complicate con la politica italiana. In un pranzo di un paio di estati fa a Castel Gandolfo, quattro cardinali di peso – Ruini, Scola, Bagnasco e Schoenborn – chiesero al Papa di liberarsi di Bertone. Benedetto XVI rispose di no. È negli ultimi anni, però, che il fuoco di fila delle critiche dei suoi nemici si è fatto più fitto e pubblico.

PRIMA le polemiche attorno alle dimissioni del direttore di Avvenire Dino Boffo. Poi il fallito tentativo di acquisire l’ospedale San Raffaele, che, assieme al nodo della normativa vaticana anti-riciclaggio, sarebbe al cuore dello scontro finale con il presidente dello Ior. Infine le fughe di notizie che indicano spesso Bertone come bersaglio di violente critiche interne. Una vicenda alla quale l’individuazione del maggiordomo del Papa come ‘talpa’ mette fine solo parzialmente, se verrà confermato dalle indagini che Paolo Gabriele non ha agito da solo. Le file dei nemici di Bertone, fedelissimi a parte, si sono via via affinate. Prima di Gotti Tedeschi, aveva già rotto con altri sodali di un tempo, dal cardinale Angelo Bagnasco al cardinale Fernando Filoni al suo segretario Nicholas Thevenin. I nemici, invece, sono sempre più agguerriti, e non sempre mossi dalla preoccupazione per il bene della Chiesa. Vecchia guardia wojtyliana, nunzi apostolici, funzionari di Curia perplessi, ambasciatori presso la Santa Sede smarriti sperano che con un cambio di guardia in segreteria di Stato risolva i problemi.
Si diffondono voci di un pensionamento quando Bertone compirà 78 anni, a dicembre prossimo, o un semestre dopo, per raggiungere l’età a cui si ritirò il suo predecessore Sodano. Si fanno i nomi di sostituti come i cardinali Mauro Piacenza e Leonardo Sandri o quello del ‘ministro degli Esteri’ Dominique Mamberti. Ma l’unico a prendere una decisione, alla fine, sarà il Papa. E non è affatto scontato che voglia abbandonare il suo vecchio amico Bertone.

 

di Iacopo Scaramuzzi