Ugo Bonasi
ROMA
SOTTO LA LENTE

cento miliardi di spesa pubblica, trecento nel lungo periodo. Cifre forti, l’obiettivo del governo coinvolgendo «Stato, enti previdenziali, regioni e enti locali». Ma il target minimo sono 4,2 miliardi di risparmi, quelli che servirebbero a scongiurare l’aumento dell’Iva.
Il ministro per i rapporti col Parlamento, Pietro Giarda, presenta in cifre l’ipotesi di lavoro partita da circa un mese, quando Mario Monti avviò l’operazione con la nomina ad hoc di Enrico Bondi, per ridurre la spesa pubblica che, assicura il ministro, è «potenzialmente aggredibile nel breve periodo». Giarda ha spiegato che la ricerca dei risparmi e dei tagli agli sprechi riguarda ogni settore, «dallo Stato al più piccolo dei comuni» perché è «l’intero Paese che non si è ancora adattato alle nuove condizioni economiche». Tutte le realtà pubbliche, al di là del quanto, dovranno dunque dimagrire. Per ora si parla di 100 miliardi «aggredibili» ma già «ci stiamo dedicando anche all’obiettivo di lungo periodo», gli altri 200 miliardi. Sarà Enrico Bondi, da aprile commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, a presentare al premier in settimana le sue proposte di revisione della spesa.
La notizia positiva è che, ha chiarito Giarda, non ci sono state finora «resistenze» da parte dei ministeri coinvolti; anzi, stanno preparando «progetti di ristrutturazione delle loro attività». Nel tentativo di illustrare al meglio la situazione, il ministro ha paragonato il bilancio pubblico a quello di una normale famiglia che, dopo la nascita di un altro figlio, «deve riguardare ai vizi del passato e riconsiderare se le abitudini sono ancora compatibili con la nuova situazione economica». Dovrà fare, come gli italiani, rinunce e «correggere le inefficienze». Dovrà anche esserci un riequilibrio di spesa nei servizi: una Tac o una garza dovranno costare la stessa cifra sia in Calabria che in Lombardia e una cartuccia per stampare dovrà essere pagata al miglior prezzo sia da un ministero sia dall’Inps.

TRA GLI OBIETTIVI,



la riduzione delle tasse e quello di «emettere qualche titolo di debito in meno». Giarda ricorda che «purtroppo, per sfortuna o nostra incapacità, sono quasi dieci anni che la nostra economia è statica». Questo comporta la necessità di ripulire, «non solo sugli sprechi maggiori», ma puntando a rivedere tutta l’amministrazione. Un’operazione impossibile per chi dovrebbe poi presentarsi al voto, ma non per un governo tecnico «senza interessi elettorali da soddisfare». Quanto al taglio di costi della politica, il ministro annuncia «tante piccole decisioni che lasceranno tracce per chi governerà nei prossimi anni».
Continuano intanto i malumori del Pdl, che pure assicura il sostegno sul taglio alla spesa, sul fronte della tassa sulla casa. Dice Daniela Santanché: «Se il governo intende tagliare tanto perché imporre il pesante sacrificio dell’Imu che porterà allo Stato la goccia di 3 miliardi?».