Iacopo Scaramuzzi
CITTÀ DEL VATICANO
PROCEDE

tra smentite e sospetti l’indagine del Vaticano sulle fughe di notizie. Ieri il portavoce della Santa Sede ha puntualizzato, precisato, contestato le mille voci che si rincorrono su uno dei casi più opachi della storia recente della Santa Sede. Ha spiegato che c’è ancora un solo indagato, il maggiordomo del Papa, che non c’è alcuna donna né alcun cardinale sotto inchiesta, come suggerito da alcuni giornali. E ha sferzato i mass media. «Non ci faremo condizionare dalla pressione mediatica». La pressione, però, è tanta. La guerra iniziata con i documenti riservati del Papa filtrati ai giornalisti, prosegue sui giornali, con interviste eclatanti e messaggi obliqui, voci incontrollabili e rivelazioni plausibili. E il Vaticano è assediato, avido di informazioni, ma pieno di spifferi. Benedetto XVI segue la vicenda e la sua linea è quella della «trasparenza».

IL QUADRO

si chiarisce pian piano. C’è un solo indagato «per furto aggravato», l’«assistente di camera»del Pontefice Paolo Gabriele. È rinchiuso in una delle tre camere di sicurezza del palazzo della Gendarmeria vaticana, ieri, per la prima volta, ha potuto vedere sua moglie Manuela. È assistito da un avvocato — Carlo Fusco, coadiuvato dalla collega Cristiana Arru — che precisa di aver assunto la sua difesa «per un’amicizia e una grande stima nata molti anni fa, quando eravamo ragazzi». Non un avvocato d’ufficio, anche se affida le dichiarazioni alla stampa a un comunicato letto ai giornalisti dal portavoce vaticano. Il maggiordomo di Ratzinger «ha dichiarato al giudice che offrirà la più ampia collaborazione», «quanto prima», dopo che i due legali avranno «studiato bene le vicende oggetto dell’indagine». Sinora, quindi, non ha parlato, quanto meno non pienamente. Ma, ciononostante, il raggio delle indagini si è allargato.
Nessuno in Vaticano ha pensato che una vicenda complicata come Vatileaks, lo stillicidio di documenti finiti nel libro di Gianluigi Nuzzi ‘Sua Santità’, potesse essere gestita solo dal maggiordomo del Papa. I gendarmi, in collaborazione con la magistratura dello Stato pontificio, continuano, discretamente, le indagini per scovare altre ‘talpe’. E, ancora più discretamente, e con poteri più ampi, la commissione cardinalizia guidata da Julian Herranz scandaglia le ipotesi di complici, mandanti e movente.
Su

Repubblica e sulla Stampa si fa intervistare, anonimamente, un ‘corvo’, spiega che sono in tanti a volere che i documenti finiscano ai giornali per «aiutare» il Papa nelle sue riforme. Si parla anche di una donna nel gruppo. Il Corriere della sera e il Messaggero riferiscono che tra gli indagati ci sarebbe un cardinale italiano. Le voci girano, qualcuno teme che sia partita la caccia alle streghe, molti ormai si guardano attorno sospettosamente. E il portavoce vaticano Federico Lombardi interviene per smentire. Non c’è alcuna donna, alcun cardinale indagato. Sull’intervista al ‘corvo’ il gesuita è ironico, parla di «pura fantasia», di notizie «senza fondamento». Nuzzi su Twitter afferma: «Emergerà che le mie fonti non sono corvi ma colombe. I corvi inquinano con anonimi, le colombe fanno conoscere vicende con documenti». Il portavoce vaticano invita anche a non «enfatizzare» le lotte di potere che vi sarebbero dietro le fughe di notizie. Vatileaks vuole colpire il cardinale Tarcisio Bertone? Il Papa stesso? «È una lettura sbagliata». L’arresto del maggiordomo è connesso alle dimissioni del presidente dello Ior, la banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi? «Non c’è alcun collegamento». Lo stesso banchiere usa l’ironia nei confronti di Carl Anderson, membro del board che lo ha sfiduciato: «Prego perché lo spirito lo illumini». Ma per difendere il proprio nome potrebbe meditare una rivalsa. Carica di nuove polemiche.