Enrico Barbetti
CREVALCORE (Bologna)
SI CONSUMA dallalba al tramonto, in una giornata di rabbia e sudore, una drammatica sfida tra la Fiom e il gruppo Fiat dentro e fuori un luogo simbolo del sisma dEmilia. Allo stabilimento Magneti Marelli di Crevalcore, Comune devastato dal terremoto, lazienda smonta una linea di produzione e si prepara a portarla a Bari, mentre gli operai sono fuori dai capannoni (e molti di loro pure fuori casa) in attesa delle verifiche statiche.
QUANDO, attorno alle 11, la notizia esce dalla fabbrica e inizia a circolare fra i lavoratori, esplode la disperazione e un centinaio di operai accorrono davanti ai cancelli per non far uscire i macchinari. Lappello viene lanciato anche su Facebook e fa il giro del web. Lo stabilimento conta 300 dipendenti e la paura di perdere anche il lavoro per la delocalizzazione della produzione fa alzare la temperatura oltre il livello di guardia. Il segretario bolognese della Fiom Cgil, Giordano Fiorani, è tra i primi ad arrivare: «Da qui non esce niente». Fiorani è un fiume in piena e parla di «sciacallaggio aziendale: questi approfittano di un dramma per introdurre esigenze tecniche e produttive». Il problema è lo sciame sismico, che interrompe continuamente la produzione mentre le fabbriche del gruppo aspettano i pezzi. «Ne siamo consapevoli sottolinea Fiorani ma a Bologna cè un altro stabilimento dove cè spazio a sufficienza per queste linee». Se le macchine partono per Bari, pensano operai e sindacalisti, non torneranno mai più. Di fronte al blocco, lazienda apre una trattativa, e sono scintille anche fra la Fiom e i sindacati firmatari del contestato accordo Fiat, ovvero Fim e Uilm. Il caso è rovente e lo certifica larrivo, attorno alle 19, del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che incontra i lavoratori in presidio. Poco dopo, prende corpo lintesa: la linea resta dove si trova e oggi alle 14 lo stabilimento riparte, come previsto.
In serata da Torino si fa sentire lazienda, con una nota: «Magneti Marelli precisa che ogni notizia relativa a trasferimenti di linee produttive dallo stabilimento di Crevalcore è priva di qualsiasi fondamento». I macchinari dovevano servire per «una unità produttiva di riserva» da usare in caso di ulteriori blocchi dellattività. Magneti Marelli, infine, «stigmatizza fermamente il comportamento di coloro che hanno diffuso informazioni false, procurando allarme infondato in unarea già duramente colpita dal sisma».
CREVALCORE (Bologna)
SI CONSUMA dallalba al tramonto, in una giornata di rabbia e sudore, una drammatica sfida tra la Fiom e il gruppo Fiat dentro e fuori un luogo simbolo del sisma dEmilia. Allo stabilimento Magneti Marelli di Crevalcore, Comune devastato dal terremoto, lazienda smonta una linea di produzione e si prepara a portarla a Bari, mentre gli operai sono fuori dai capannoni (e molti di loro pure fuori casa) in attesa delle verifiche statiche.
QUANDO, attorno alle 11, la notizia esce dalla fabbrica e inizia a circolare fra i lavoratori, esplode la disperazione e un centinaio di operai accorrono davanti ai cancelli per non far uscire i macchinari. Lappello viene lanciato anche su Facebook e fa il giro del web. Lo stabilimento conta 300 dipendenti e la paura di perdere anche il lavoro per la delocalizzazione della produzione fa alzare la temperatura oltre il livello di guardia. Il segretario bolognese della Fiom Cgil, Giordano Fiorani, è tra i primi ad arrivare: «Da qui non esce niente». Fiorani è un fiume in piena e parla di «sciacallaggio aziendale: questi approfittano di un dramma per introdurre esigenze tecniche e produttive». Il problema è lo sciame sismico, che interrompe continuamente la produzione mentre le fabbriche del gruppo aspettano i pezzi. «Ne siamo consapevoli sottolinea Fiorani ma a Bologna cè un altro stabilimento dove cè spazio a sufficienza per queste linee». Se le macchine partono per Bari, pensano operai e sindacalisti, non torneranno mai più. Di fronte al blocco, lazienda apre una trattativa, e sono scintille anche fra la Fiom e i sindacati firmatari del contestato accordo Fiat, ovvero Fim e Uilm. Il caso è rovente e lo certifica larrivo, attorno alle 19, del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che incontra i lavoratori in presidio. Poco dopo, prende corpo lintesa: la linea resta dove si trova e oggi alle 14 lo stabilimento riparte, come previsto.
In serata da Torino si fa sentire lazienda, con una nota: «Magneti Marelli precisa che ogni notizia relativa a trasferimenti di linee produttive dallo stabilimento di Crevalcore è priva di qualsiasi fondamento». I macchinari dovevano servire per «una unità produttiva di riserva» da usare in caso di ulteriori blocchi dellattività. Magneti Marelli, infine, «stigmatizza fermamente il comportamento di coloro che hanno diffuso informazioni false, procurando allarme infondato in unarea già duramente colpita dal sisma».
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