di Massimo Degli Esposti

MILANO, 3 giugno 2012 - TRE OREin tutto, in un «Mezzogiorno di fuoco», per l’ennesimo e superannunciato ribaltone al vertice della principale istituzione finanziaria italiana. Così il consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali ha dato il benservito, sfiduciandolo, all’amministratore delegato Giovanni Perissinotto, dopo 11 anni di onorato servizio al vertice del Leone, prima sotto la presidenza di Antoine Bernheim, poi di Cesare Geronzi e infine, dall’anno scorso, di Gabriele Galateri di Genola. Lo sostituirà l’attuale Ceo di Zurich, Mario Greco.

L’ESITO era scontato. I modi, con un voto che ha spaccato il cda e le durissime accuse reciproche che l’hanno preceduto, sono senza precedenti per il colosso di Trieste. E gli strascichi potrebbero essere drammatici. Domani, per cominciare, si dimetterà dal consiglio Diego Della Valle che già ieri ha sottolineato come dalla vicenda esca incrinata «l’immagine della compagnia e anche quella dell’Italia, che ha bisogno di attrarre investitori esteri, e non di spaventarli». Resterà polemicamente in cda fino alla scadenza dell’anno prossimo, invece, lo stesso Perissinotto. Il suo voto, con quello di Della Valle, figura tra i cinque contrari alla sfiducia (gli altri sono del socio ceco Petr Kellner, di Alessandro Pedersoli e di un consigliere indipendente, mentre l’altro ad, Sergio Balbinot, si è astenuto). La maggioranza del board del Leone, invece, ha ‘condannato’ il manager «in ragione dell’esigenza di operare un’iniziativa di discontinuità gestionale» come si legge nella nota ufficiale. Contro l’ormai ex ad hanno votato i due rappresentanti di Mediobanca (De Conto e Clemente Rebecchini), considerata la vera mente del colpo di mano contro Perissinotto, i vicepresidenti Vincent Bollorè (critico verso Perissinotto già ai tempi della defenestrazione di Geronzi), Francesco Gaetano Caltagirone, Lorenzo Pellicioli (insieme a Leonardo Del Vecchio il più duro verso l’ex ad), Paolo Scaroni, Angelo Miglietta (nonostante rappresenti in cda, tramite Effeti, anche la Palladio alleata di Matteo Arpe contro Mediobanca nel discusso salvataggio di Fonsai), il presidente Gabriele Galateri e due dei tre indipendenti espressione dei fondi. Dopo gli aspri toni della vigilia, le polemiche ieri sono state sfumate. E se Claudio De Conto ha parlato, al termine, di clima «civile» e di normale «confronto» e Pellicioli si è detto soddisfatto per un «ottimo consiglio» dove «non si è parlato del passato, ma si è dibattuto del futuro della società» prendendo «una decisione difficile, ma che apre grandi prospettive per Generali in linea con le sfide dei mercati», tutti gli altri consiglieri sono usciti alla spicciolata, per lo più in auto nascosti dietro a vetri scuri. Tranne Scaroni, schizzato via in scooter nel centro di Milano blindato per la visita di Benedetto XVI, passato due volte sotto le finestre delle Generali, in piazza Cordusio, a bordo della sua «papamobile» proprio mentre era in corso la resa dei conti.

L’UNICOsenza peli sulla lingua, come sempre, è stato Della Valle, uscito a piedi dalla sede,> che ha definito «un pasticcio» quel che è avvenuto al vertice delle Generali. «Chi ha alzato questo polverone — ha aggiunto — doveva tenere conto soprattutto di cosa questo comporta a livello di credibilità fuori dall’Italia. Chi sicuramente non ha vinto è la credibilità del nostro Paese».
La nomina di Greco a Group Ceo e direttore generale, ha spiegato la compagnia, «avverrà previa sua cooptazione nel consiglio». Il passaggio dovrebbe avvenire in tempi brevi: nell’attesa, i poteri sono affidati ad interim al presidente Galateri.